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Fedro – Platone

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Socrate s’imbatte, nei pressi del Pireo, nel giovane Fedro, il quale, di ritorno da un incontro con Lisia, lo informa che l’oratore ha appena pronunciato un entusiasmante discorso sull’amore. Strada facendo i due scorgono un posto tranquillo lungo le rive del fiume Ilisso e si siedono sotto un platano, in pieno meriggio, in un incantevole prato. Socrate prega Fedro di riferirgli il discorso di Lisia.

La sostanza del discorso di Lisia che chi non ama è superiore a chi ama, e che dunque al non-amante deve concedersi chi ha caro se stesso. Le ragioni addotte da Lisia ruotano intorno al concetto che chi ama si trova in una condizione di scarsa lucidità mentale, il che lo rende spesso sgradevole e sempre inaffidabile.
Alla fine Socrate elogia la scaltrezza con cui Lisia è riuscito a dissimulare il fatto che in realtà ripete sempre gli stessi concetti, non più di due o tre, ed afferma che, anche rimanendo nel solco della tesi lisiana, molti argomenti potrebbero essere aggiunti. Sfidato da Fedro, Socrate, pur vergognandosi di improvvisarsi retore, glielo dimostra. Parlerà però a capo coperto, per l’imbarazzo di sostenere una tesi che non condivide.

L’errore più evidente di Lisia stato quello di non dare una definizione dell’oggetto del discorso, cioè l’amore: a ciò provvede Socrate, che, rimanendo nel solco della concezione negativa che ha Lisia dell’amore, lo definisce come “desiderio irrazionale di piacere che prevale sulla retta opinione, ha di mira la bellezza fisica e domina interamente chi lo prova”.

L’amante dunque è come un ammalato: non sopporta nulla che contrasti i suoi capricci, derivanti dal malessere che prova. Per questo tende, se può, a rendere suo schiavo l’amato, e per questo lo vuole in genere inferiore a sé (per età, per forza fisica o per altre ragioni) o, se non lo è, cerca di renderlo tale. Inoltre, quando guarisce dall’amore, diventa un altro uomo: di conseguenza non gl’importa pi nulla dell’amato. Questo rende evidente l’inconsistenza del sentimento d’amore, che è pertanto da giudicare negativo.
Alla fine Fedro, pur dichiarandosi pienamente convinto, chiede a Socrate di continuare il discorso: bisogna infatti chiarire perché il filosofo non condivida la tesi che pure ha brillantemente dimostrato. Socrate accondiscende, anche perché il suo dàimon lo sta rimproverando e gli chiede di fare ammenda del precedente discorso.

L’amore è follia, ma una divina follia (thèia manìa), ed è, come tutte le forme di divina follia, un dono divino: come tale non può che essere un bene: nasce dalla stessa radice da cui nascono l’arte e la profezia, altre forme di follia divina.

Per poter dimostrare quanto detto, bisogna prima aver chiara la natura dell’anima umana.
Essa è immortale [l’argomento, ampiamente svolto nel Fedone, viene qui riassunto nella considerazione che ciò che muove se stesso non cessa mai dal suo moto] e può essere paragonata ad una biga alata trainata da due cavalli e guidata da un auriga.

L’anima, prima di unirsi ad un corpo, vive in un mondo iperuranio, dove contempla le pure forme [le cosiddette Idee]; una volta incarnatasi, cioè contaminatasi con la materia, è costretta a successive reincarnazioni dopo la morte del corpo, con diversi destini a seconda del grado di avvicinamento al mondo delle Idee raggiunto in vita.

La vista della bellezza nei corpi provoca un estremo turbamento e un desiderio indefinibile e struggente di possesso, perché suscita in noi il confuso ricordo del Bello: le anime più elementari reagiscono a questo turbamento cercando il possesso fisico ed il piacere, perché confondono la bellezza con il corpo che ne è portatore; le anime più evolute avvertono un senso di smarrimento e di calore improvviso, un tormento e una specie di prurito, “come i bambini quando mettono i denti”: sono le ali dell’anima che spuntano, per riportarla in quel luogo dal quale essa proviene.

Ciò dipende dalla diversa indole dei due cavalli alati: uno, bianco, è di nobile temperamento, sensibile al richiamo dell’auriga; l’altro, nero, è rozzo e ribelle, e per di più completamente sordo. [Il primo cavallo rappresenta la componente volitiva, tò thymoeidès; il secondo cavallo rappresenta la componente appetitiva, tò epithymetikòn; l’auriga rappresenta l’elemento razionale, tò loghistikòn.

Se però alla fine l’auriga riesce a tenere a bada il cavallo nero, ecco che l’amore manifesta i suoi effetti potentemente positivi: anche l’amato si accorgerà prima o poi che l’innamorato coglie in lui la bellezza meglio di chiunque altro, ed a poco a poco finirà per desiderarne ardentemente la compagnia. L’amante, dal canto suo, si comporterà con rispetto e addirittura con venerazione, avendo riconosciuto nell’amato la componente divina del Bello.

Ma la confutazione di Socrate non finisce qui: neanche nel caso in cui l’amante e l’amato si lascino sopraffare dai sensi l’amore può essere definito un male: certo l’anima non metterà le ali, ma l’amore le infonderà almeno il desiderio di averle – se non in questa, in un’altra vita. Al contrario, chi non ha mai provato il vero amore resterà legato alla materia, ignorando ciò che la trascende.
Ben misera cosa appare dunque il rapporto con chi non ci ama, il quale, anche se animato dalle migliori intenzioni, non potrà dispensarci altro che beni terreni e c’insegnerà la grettezza, facendoci rotolare “per novemila anni intorno e sotto terra”.
A questo punto Fedro è costretto a riconoscere che Socrate ha parlato molto meglio di Lisia, il che offre lo spunto a Socrate per intavolare un altro discorso: cosa vuol dire “parlare bene” o “parlare male”? [E’ qui che Socrate narra il mito delle cicale, in origine uomini che per cantare si scordarono di mangiare e morirono: suppergiù la stessa fine che rischiano di fare ora lui e Fedro, che a forza di parlare si stanno dimenticando di tutto il resto].

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MUSEO – IL PONTE DELLA GIOCONDA

Il nucleo centrale e continuativo dell’Esposizione permanente è rappresentato dal tema: “Leonardo e l’Aretino” ovvero il rapporto che Leonardo artista, scienziato, cartografo, ingegnere e architetto ebbe con la Terra di Arezzo e con le sue vallate.

Il Museum, dedicato al “periodo Aretino ” di Leonardo (giugno 1502- marzo 1503), illustra, attraverso una rassegna completa, i contributi offerti dallo studioso Carlo Starnazzi che ha messo in luce vari aspetti della presenza di Leonardo nel territorio e dimostrato, in modo scientifico, come lo sfondo di capolavori quali la Gioconda, la Madonna dei Fusi e la Sant’Anna sia identificabile nel paesaggio toscano di Ponte Buriano e del Valdarno Superiore.

“ Leonardo e l’Aretino negli studi di Carlo Starnazzi” si propone, quindi, come originale contributo alla conoscenza del territorio attraverso lo sguardo di Leonardo, evento nuovo e necessario per Arezzo, città natale di Giorgio Vasari, primo biografo dell’artista vinciano.

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La sede espositiva raccoglie copie anastatiche di manoscritti, documenti, testi storici, note, didascalie, appunti ma anche disegni, mappe, dipinti, modelli, legati al soggiorno di Leonardo nell’Aretino così da costituire un centro di documentazione del materiale di studio già prodotto che, per il rigore scientifico, intende imporsi come strumento di consultazione e che potrà configurarsi come “Centro di ricerca” dedicato alla promozione degli studi su Leonardo in rapporto alla terra di Arezzo aperto a nuovi contributi, per arricchire e dare continuità alle ricerche di Carlo Starnazzi.

Il percorso conoscitivo è progettato per un ampio pubblico, sia per fasce di età che per formazione, ed intende offrire una comunicazione immediata per un esperienza emotiva oltre che squisitamente intellettuale. Particolare rilievo viene dato alla celebre mappa della Valdichiana (Windsor,RL 12278 r. ) documento fondamentale con gli argomenti che diverranno materia di trasfigurazione pittorica nel paesaggio della Gioconda ma anche oggetto di studi e di progetti per complesse opere di ingegneria idraulica.

Un sistema informatico e multimediale completerà l’accesso interattivo a diverso materiale divulgativo (immagini, video, animazioni tridimensionali). L’esposizione Leonardo e l’Aretino è in stretto collegamento con il territorio attraverso un programma di contestualizzazione storico-artistica e scientifica con la proposta di “itinerari”, ovvero di percorsi culturali sulle tracce del genio vinciano: Arezzo, Valdichiana, Valdarno, Valtiberina, Casentino, territori in cui nacquero i capolavori cartografici e pittorici di Leonardo.

uesti percorsi ricondurranno a precisi contesti (Ponte Buriano, Le Balze, Cortona, Anghiari, Pieve di Gropina, Castello di Papiano) consentendo di visitare e percorrere in modo suggestivo i luoghi di Leonardo.

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Ponte Buriano

La località Ponte a Buriano sorge sulla riva destra dell’Arno, anche se fino al 1957, prima della realizzazione della diga della Penna, l’abitato, così denominato per il ponte romanico, risultava esteso anche all’altra sponda.
Negli Annales Arretinorum Minores (Bini 1909) è ricordato per l’anno 1277 la costruzione del ponte, “Pons Buriani in agro arretino constructus”.
Tra i fori delle centine è ancora visibile la scritta che riporta i cognomi “Accolti 1240” “Chimenti 1240” (nomi dei probabili finanziatori visto che si trattava di nobili famiglie, l’anno indica il possibile inizio dei lavori).

ponteburiano 1Il nome “Ponte a Buriano” e, quindi la “a“, derivano da “pons Buriani” e da pontem de Buriano; questo è testimoniato da alcuni documenti che accertano l’esistenza di una località, nei pressi dell’attuale paese, Villa di Buriano.

Nella “chiesina” di Ponte Buriano, costruita nel 1328 e voluta dagli Accolti e dai Chimenti, furono ritrovati una colonna di granito, rubata di recente, e un capitello corinzio, usato forse come acquasantiera e ora custodito nella sede vescovile di Arezzo.
Reperti ceramici in terra sigillata con bolli di C. Tellio e di P. Cornelio e le fornaci riportate alla luce, una presso il fondo del sig. Grassini e una nello scantinato del sig. Lucherini, dimostrano che a Ponte Buriano esistevano insediamenti già nel primo secolo a.C.; addirittura sopra la “Costa di Ferro”, presso il bivio di Meliciano, vengono individuate una necropoli ed un nucleo funerario piu’ contenuto che possono essere datate tra il primo e il secondo sec. a. C..

I ritrovamenti ceramici riferibili all’officine di C. Cispio, P. Cornelio, C. Gavio e M. Perennio, nella località di Cincelli, paese limitrofo a Ponte Buriano, fanno pensare a uno spostamento dell’attività produttiva voluta da P. Cornelio.

Questo è dovuto probabilmente a diverse caratteristiche morfologiche; Ponte Buriano è, infatti, più vicino al letto del fiume e quindi con più probabilità soggetto ad alluvioni, Cincelli è invece posto in un luogo collinare e quindi più riparato dal fiume.

E’ proprio da questa attività che ne deriva il nome centum cellae (forse stante ad indicare il numero dei forni di cottura) da cui ne consegue il nome del paese a noi noto come Cincelli.
Tutto questo porta quindi a dedurre che il Ponte che tutti noi conosciamo costruito, come detto prima, nel 1240 aveva sicuramente un predecessore. Due sono l’ipotesi della posizione: la prima dove si erge l’attuale, la seconda poco piu’ a valle.

http://www.ilpontedellagioconda.it/

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Le Piramidi

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Il termine piramide deriva dalla lingua greca e significa: “della forma del fuoco” (pyr = fuoco). Secondo l’enciclopedia multimediale wikipedia, alcuni storici ritengono invece che il termine piramide derivi dall’egiziano “per – em – us” che significa “ciò che va su”. Fin dai tempi antichi, in architettura, la piramide è stata una struttura largamente utilizzata con diverse funzioni: vennero erette piramidi come luoghi di culto, per scopi amministrativi, funerari, ed anche astronomici. Ma non è tutto qui. Oggi infatti si è scoperto tanto anche sul potere energetico di queste splendide strutture che da sempre affascinano e incuriosiscono gli uomini di tutto il mondo con i loro misteri. Grazie agli studi effettuati negli anni ‘40 del 900 da un rabdomante di nome Verne Camerun, si capì che le strutture a forma piramidale erano delle fonti energetiche di cui la massima energia si trovava ad 1/3 dell’altezza totale.

Non dimentichiamo la piramide di Tesla e i suoi studi sull’energia e i campi magnetici della terra secondo i quali, misurando tali campi, risultò che intorno ad alcune piramidi essi erano molto più intensi che in qualunque altro luogo. Venne anche stabilito che nella piramide di Cheope in Egitto, questi campi elettromagnetici, erano molto più intensi in prossimità del suo vertice. Ricordiamoci anche che Tesla per le sue ricerche, scoperte e teorie, morì in circostanze ancora oggi poco chiare. Prendiamo anche in considerazione che, anche se definita la tomba del Faraone, all’interno della piramide di Cheope non è mai stato trovato nulla che comprovasse che fosse proprio un luogo di sepoltura. Infatti, all’interno delle tombe dei Faraoni egiziani ritrovate nella Valle dei Re, sulle pareti sono presenti numerose pitture colorate, geroglifici e passi del Libro dei Morti. Cosa che non si riscontra invece sulle pareti delle piramidi che risultano spoglie e vuote. Per molti studiosi, questa è una prova che, la piramide di Cheope ma più in generale le piramidi egiziane, non siano delle tombe ma dei centri astronomici ed energetici. Negli anni sono stati fatti tantissimi esperimenti e studi in questo senso e chiunque di noi può (mantenendo le proporzioni della piramide di Cheope ad esempio), costruirsi una piccola piramide in casa e fare un semplice esperimento.

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Non è importante il materiale di cui la vostra piramide sarà costruita, può essere di pietra, legno, carta, plexiglas, come volete, comunque potrete verificare che, qualunque alimento porrete al suo interno, ad un’altezza di 1/3 dal suo vertice, non si deteriorerà. Se vi porrete dei semi a germogliare, cresceranno più rapidamente e le piante saranno più resistenti rispetto ad altre piantate in modo tradizionale. Altra scoperta molto contrastata ed affascinante è quella che riguarda i poteri benefici riscontrati in alcune piramidi, come ad esempio la piramide del Sole a Visoko in Bosnia. Vedremo come molte persone che hanno visitato i tunnel sotto la piramide, al loro ritorno a casa, hanno successivamente dichiarato di averne tratto benefici sorprendenti per i loro disturbi (emicranie, artriti, sono solo un esempio). Non dimentichiamoci inoltre, che molti personaggi illustri della storia hanno voluto provare a passare una notte all’interno della piramide di Cheope proprio perché si è sempre sostenuto che abbia un forte potere energetico benefico. Personaggi del peso di Alessandro Magno, Giulio Cesare e Napoleone Bonaparte vollero fare questa esperienza.

Durante la sua campagna in Egitto, Napoleone, da sempre appassionato di archeologia, portò con se una squadra di esperti tra archeologi, scienziati, cartografi e durante tutta la campagna, portò via da questo paese un numero impressionante di antichi reperti, inclusa la Stele di Rosetta8 ritrovata per caso da un membro della sua spedizione. Lo stesso Hitler, fece fare numerosi studi sulla Grande Piramide (Cheope). Sul territorio dell’ex Unione Sovietica, a partire dal 1990 il matematico Alexander Golod, ha ideato e costruito 17 piramidi alte tra gli 11 e i 22 m. La più alta, che invece misura 44 m, si trova nei pressi di Mosca ed è stata costruita nel 1999. Secondo gli studi di Golod, queste piramidi avrebbero una potente influenza benefica su tutto ciò che l’energia da loro sprigionata raggiunge.

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Egli sostiene infatti che, costruendo delle piramidi con le giuste proporzioni armoniche, si possono avere come risultati degli effetti benefici sull’ambiente circostante di elevatissima potenza. Sulle piramidi di Golod sono stati fatti numerosi studi da medici, biologi, astronauti e i risultati sono stati assolutamente sorprendenti: sopra la piramide di 44 m, costruita vicino a Mosca, è stata rilevata una colonna di energia che si sprigiona dalla sua punta verso il cielo, come quella già riscontrata in altre piramidi antiche sparse nel mondo. Lo strato di ozono nei pressi della piramide è migliorato, in un pozzo di petrolio nelle vicinanze, lo stesso è divato meno viscoso e più facilmente estraibile, l’acqua sporca del vicino lago Seliger si è ripulita ed è tornata ad essere ripopolata di gamberi che erano scomparsi da decenni, il sistema immunitario degli animali che vivono nei pressi e sotto l’influenza dell’energia della piramide è molto più forte e i processi tumorali vengono addirittura bloccati, le stesse medicine diventano più efficaci e gli effetti collaterali si perdono.

E tutto questo solo grazie alla costruzione di una piramide. Sempre secondo gli studi di Golod, i cristalli sarebbero in grado di immagazzinare (registrare), tale energia e per avvalorare la sua tesi collocò alcuni di questi cristalli ricaricati nella piramide intorno ad alcune carceri. I risultati furono ottimi: meno suicidi e i crimini commessi nei luoghi di detenzione, assolutamente azzerati. Una maggiore armonia pervase tutto il luogo. Altra testimonianza interessante riguarda la costruzione di una piramide di 11 m sul tetto dell’ospedale di Togliatti, a Togliattigrad, in Russia. I riscontri hanno portato ad una diminuzione dei tempi di recupero della salute dei pazienti. Ma sono ancora tanti gli studi e le scoperte da fare in questo senso. Altro fatto molto affascinante che riguarda le piramidi è l’allineamento astronomico che alcune di esse hanno rispetto ad alcuni pianeti e stelle. Le piramidi egiziane per esempio, sono allineate con la costellazione di Orione. Ma non sono le uniche. Infatti anche molte piramidi in Sud America o quelle che troviamo in Italia, per esempio, lo sono. Nel corso del libro vedremo anche come negli ultimi anni alcune piramidi che prenderemo in esame, situate in diverse parti del mondo, siano state interessate da strani e comuni fenomeni. Sembra infatti documentato e fotografato che dalla cima di alcune di esse fuoriesca un forte raggio di luce (energia), che si perde in cielo.

Esattamente come nel caso della piramide di Golod costruita vicino a Mosca di cui ho parlato poco fa. Ogni volta che si parla di piramidi, che si nomina questa parola, il pensiero di ognuno di noi vola alle splendide e maestose piramidi egiziane, tra le più famose al mondo, che da sempre suscitano l’interesse e la curiosità dei più grandi studiosi di archeologia e storia antica di tutto il mondo. Esse sono in assoluto le più studiate e conosciute. Eppure tali fenomeni sono avvenuti in piramidi situate in paesi molto lontani tra loro come Cina, Sud America, Bosnia e, nonostante la distanza, sembrano essere tutte legate ed avvolte dallo stesso mistero. Sulle piramidi si è scritto e si è detto tantissimo negli ultimi decenni, in particolare sulle piramidi egiziane e su quelle del Sud America. Oggi sappiamo che nel mondo esistono tante altre piramidi oltre a queste, alcune meno conosciute e meno studiate, altre più note, altre appena scoperte e altre ancora tutte da scoprire.

Troviamo piramidi in Cina, in Bosnia, alle Canarie, in Indonesia, Russia, persino in Italia e molte di esse sembrano risalire addirittura a millenni prima di quelle egiziane che finora erano considerate le più antiche esistenti al mondo. Piramidi si trovano sul fondo di laghi o di mari, come la piramide rinvenuta al largo delle Azzorre, quella nel lago Fuxian in Cina o la presunta piramide scoperta dai sonar nei fondali del Triangolo delle Bermuda. Tutto il mondo è disseminato di piramidi, alcune delle quali sono venute alla luce negli ultimi anni, come quelle scoperte ad Orvieto (in Italia), o le presunte piramidi di Pantiacolla, rinvenute dai satelliti della NASA in una zona inesplorata e impervia della Foresta Amazzonica del Perù, al confine con il Brasile, sulle cui origini e autenticità ancora oggi ci sono molti pareri contrastanti.

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Tante le piramidi di cui parleremo in questo libro e nel farlo ci renderemo anche conto di quanto in alcuni casi si cerchi di insabbiare ciò che è stato scoperto, o di impedire che vengano effettuati scavi archeologici o, addirittura ancor peggio, si cerchi di fare in modo che la scoperta finisca nel dimenticatoio del tempo. In molti casi, se i dati e i riscontri di alcune piramidi scoperte negli ultimi anni fossero confermati, bisognerebbe addirittura ridatare e riscrivere tutta la storia dell’umanità. Parleremo anche di mausolei, le antiche tombe costruite per conservare il corpo di personalità importanti, citandone i più significativi, enigmatici e misteriosi. Cercheremo di mettere insieme i tasselli di questo puzzle di antichi popoli che, nella volontà di tramandare le loro conoscenze ai posteri, sembrano essere stati accomunati dalla costruzione di questi splendidi edifici, siano essi piramidi egiziane, a gradoni o mausolei.

E poi ancora i cairn (costruzioni formate da pietre incastrate tra loro a secco), i tumuli Traci in Bulgaria… Vedremo anche, per gli amanti del complottismo, come in alcuni casi, per esempio in Ucraina, alla scoperta di nuove piramidi sia seguito lo scoppio di un conflitto con il coinvolgimento degli Stati Uniti. Nazione che compare sempre ogni qualvolta in un paese venga scoperta una piramide misteriosa. Scoperte di piramidi che, pare sempre più spesso, per motivi sconosciuti, molti poteri forti cerchino sempre di insabbiare, nascondere o di far finire nel dimenticatoio del tempo. In molti sostengono infatti che governi, Chiesa e poteri forti, cerchino da sempre di impedire all’uomo di conoscere quali siano le sue reali origini e quale sia il vero scopo della costruzione delle piramidi. Questo libro vuole essere un punto di riflessione su qualcosa che magari abbiamo “sotto il naso” da sempre e su cui, probabilmente, non ci siamo mai soffermati a riflettere. Come è possibile che in luoghi così distanti sul nostro pianeta e in epoche così remote, siano state costruite piramidi (a gradoni o non), mausolei o altre imponenti strutture simili, tutte accomunate da allineamenti astronomici, tutte circondate dagli stessi miti e leggende che parlano di esseri venuti dal cielo a portare la conoscenza? Queste alcune delle domande che dovremo farci visto soprattutto, come vedremo di seguito, l’enorme quantità di piramidi che popola il mondo, senza contare quelle ancora da scoprire.

Tratto da: Piramidi nel Mondo di Sabrina Stoppa – Harmakis Edizioni

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Cosa sono i Campi Morfogenetici secondo Rupert Sheldrake

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Forse è arrivato il momento di chiedersi se uno studio serio e approfondito dei campi morfogenetici e delle loro proprietà possa dare risultati migliori, nel campo della morfogenesi e della parapsicologica, delle ricerche basate su una più classica impostazione materialista. Ma se il mondo scientifico continua a essere diffidente verso questo percorso alternativo, chiaramente questi nuovi studi impiegheranno molto più tempo per svilupparsi, e ciò avrà un costo sociale e nazionale. Fenomeni simili hanno impedito il progresso anche in molte aeree della medicina alternativa. Nel presente articolo non intendiamo affrontare quest’ultimo punto; ciò che faremo è commentare l’opera di Sheldrake, soprattutto per quanto riguarda la stretta affinità tra le sue idee e il concetto dell’indeterminatezza quantica.
Ci rendiamo conto che molte idee che esponiamo in “Science Within Consciousness” necessitano di ulteriori approfondimenti. Non ci scusiamo per questo. Nessuna scienza è mai completamente in grado di spiegare il mondo, né viene mai sviluppata fino in fondo. Il massimo che possiamo fare è indicare quei punti in cui riteniamo che occorrono chiarimenti e unificazioni, e tentare di offrirli noi stessi laddove è possibile. Questo è un altro degli scopi del presente articolo.Quanto segue è una sintesi delle idee di Sheldrake contenute nel suo libro A New Science of Life e nei successivi Seven Experiments that could Change the World e Dogs that Know When their Masters are Coming Home. Forse è arrivato il momento di chiedersi se uno studio serio e approfondito dei campi morfogenetici e delle loro proprietà possa dare risultati migliori, nel campo della morfogenesi e della parapsicologica, delle ricerche basate su una più classica impostazione materialista. Ma se il mondo scientifico continua a essere diffidente verso questo percorso alternativo, chiaramente questi nuovi studi impiegheranno molto più tempo per svilupparsi, e ciò avrà un costo sociale e nazionale. Fenomeni simili hanno impedito il progresso anche in molte aeree della medicina alternativa. Nel presente articolo non intendiamo affrontare quest’ultimo punto; ciò che faremo è commentare l’opera di Sheldrake, soprattutto per quanto riguarda la stretta affinità tra le sue idee e il concetto dell’indeterminatezza quantica. Ci rendiamo conto che molte idee che esponiamo in “Science Within Consciousness” necessitano di ulteriori approfondimenti. Non ci scusiamo per questo. Nessuna scienza è mai completamente in grado di spiegare il mondo, né viene mai sviluppata fino in fondo. Il massimo che possiamo fare è indicare quei punti in cui riteniamo che occorrono chiarimenti e unificazioni, e tentare di offrirli noi stessi laddove è possibile. Questo è un altro degli scopi del presente articolo. Quanto segue è una sintesi delle idee di Sheldrake contenute nel suo libro A New Science of Life e nei successivi Seven Experiments that could Change the World e Dogs that Know When their Masters are Coming Home.

I Campi morfogenetici
La scienza materialista non è un complesso unificato. Studiando sistemi di complessità sempre maggiore, questi ultimi sembrano sviluppare un proprio sistema di proprietà assiomatiche. La scienza materialista, come è noto, sostiene che dalla meccanica quantistica delle particelle subatomiche si può derivare la meccanica quantistica delle strutture atomiche e molecolari, e da queste ultime le proprietà chimiche delle sostanze, che a loro volta spiegano i fenomeni vitali e sono alla base della psicologia, della sociologia, dell’economia e della cosmologia. Ovunque sia possibile, questi passaggi sono stati studiati, spesso con risultati soddisfacenti. Tuttavia, lo studio di alcuni di essi presenta grandi difficoltà. Nel caso della meccanica quantistica, le difficoltà sembrano inerenti alla disciplina stessa: la transizione dallo stato di potenza a quello di attualità non è spiegabile, ora come ora, all’interno della meccanica quantica. Le altre transizioni, incluse le interazioni non-lineari dei costituenti, danno luogo a insormontabili difficoltà di calcolo, che rendono necessaria la creazione di nuovi assiomi sulle macrostrutture emergenti da tali complesse interazioni. Studiamo la Fisica nucleare, la Fisica atomica, la Fisica classica (incluse la Fisica ottica e geometrica), la Fisica molecolare, la Chimica, la Biologia, la Psicologia, la Sociologia, ognuna come una disciplina a se stante, con le sue proprie leggi. Ora invece torniamo a esse, cercando di integrare il nostro sapere con le teorie di Rupert Sheldrake.I Campi morfogenetici La scienza materialista non è un complesso unificato. Studiando sistemi di complessità sempre maggiore, questi ultimi sembrano sviluppare un proprio sistema di proprietà assiomatiche. La scienza materialista, come è noto, sostiene che dalla meccanica quantistica delle particelle subatomiche si può derivare la meccanica quantistica delle strutture atomiche e molecolari, e da queste ultime le proprietà chimiche delle sostanze, che a loro volta spiegano i fenomeni vitali e sono alla base della psicologia, della sociologia, dell’economia e della cosmologia. Ovunque sia possibile, questi passaggi sono stati studiati, spesso con risultati soddisfacenti. Tuttavia, lo studio di alcuni di essi presenta grandi difficoltà. Nel caso della meccanica quantistica, le difficoltà sembrano inerenti alla disciplina stessa: la transizione dallo stato di potenza a quello di attualità non è spiegabile, ora come ora, all’interno della meccanica quantica. Le altre transizioni, incluse le interazioni non-lineari dei costituenti, danno luogo a insormontabili difficoltà di calcolo, che rendono necessaria la creazione di nuovi assiomi sulle macrostrutture emergenti da tali complesse interazioni. Studiamo la Fisica nucleare, la Fisica atomica, la Fisica classica (incluse la Fisica ottica e geometrica), la Fisica molecolare, la Chimica, la Biologia, la Psicologia, la Sociologia, ognuna come una disciplina a se stante, con le sue proprie leggi. Ora invece torniamo a esse, cercando di integrare il nostro sapere con le teorie di Rupert Sheldrake.
Come sottolinea Sheldrake, quando si cerca di predire il comportamento di grandi aggregati in termini di comportamento dei loro singoli componenti, ci si trova di fronte al fatto che l’aggregato può presentare molte configurazioni stabili di energia relativamente minima. La configurazione che un aggregato può assumere dipende in larga misura dalle condizioni iniziali imposte al sistema: la teoria del caos dimostra come mutamenti infinitesimali di queste condizioni possono produrre enormi cambiamenti, quindi è praticamente impossibile predire la configurazione dell’aggregato.
Ciò vale a esempio per i cristalli, gli enzimi, il comportamento animale o delle società (confrontare l’analisi di Rene Thom riguardo la “Teoria della catastrofe”). “… Niente ci autorizza a dire che [le attuali teorie della Fisica] … possano spiegare il formarsi di una di queste possibili strutture anziché di un’altra”. Sheldrake postula che la determinazione di una struttura dipende da un campo esterno di influenza associato al processo di formazione della struttura stessa. Questo cosiddetto campo morfogenetico porta con sé il “programma”, per così dire, del processo di formazione.Sheldrake postula che tale programma si sviluppa nel campo tramite strutture precedenti formatesi sotto la guida del campo. Ciò ricorda molto da vicino il modo in cui le cellule cerebrali sono all’origine della consapevolezza individuale nel contesto (ipotizzato da >>>Goswami) della separazione tra la consapevolezza individuale e quella universale.

A ogni modo, c’è una grande differenza nei due meccanismi postulati: quello ipotizzato inizialmente da Goswami (cioè la transizione dalla consapevolezza universale a quella individuale) e quello di Sheldrake. In entrambi i casi, le strutture in questione hanno proprietà classiche, donde la memoria: nel caso dei neuroni o delle cellule individuali, essa sorge dal termine non-lineare dell’equazione many-body approssimata di Schroedinger; nel caso di Sheldrake sorge dalla complessità della struttura dell’organismo. L’indeterminatezza della struttura è meccanico-quantica nel caso delle cellule, mentre nel caso degli organismi è dovuto alla natura caotica (nel senso della teoria del caos) della struttura emergente.Come sottolinea Sheldrake, quando si cerca di predire il comportamento di grandi aggregati in termini di comportamento dei loro singoli componenti, ci si trova di fronte al fatto che l’aggregato può presentare molte configurazioni stabili di energia relativamente minima. La configurazione che un aggregato può assumere dipende in larga misura dalle condizioni iniziali imposte al sistema: la teoria del caos dimostra come mutamenti infinitesimali di queste condizioni possono produrre enormi cambiamenti, quindi è praticamente impossibile predire la configurazione dell’aggregato. Ciò vale a esempio per i cristalli, gli enzimi, il comportamento animale o delle società (confrontare l’analisi di Rene Thom riguardo la “Teoria della catastrofe”). “… Niente ci autorizza a dire che [le attuali teorie della Fisica] … possano spiegare il formarsi di una di queste possibili strutture anziché di un’altra”. Sheldrake postula che la determinazione di una struttura dipende da un campo esterno di influenza associato al processo di formazione della struttura stessa. Questo cosiddetto campo morfogenetico porta con sé il “programma”, per così dire, del processo di formazione. Sheldrake postula che tale programma si sviluppa nel campo tramite strutture precedenti formatesi sotto la guida del campo. Ciò ricorda molto da vicino il modo in cui le cellule cerebrali sono all’origine della consapevolezza individuale nel contesto (ipotizzato da >>>Goswami) della separazione tra la consapevolezza individuale e quella universale. A ogni modo, c’è una grande differenza nei due meccanismi postulati: quello ipotizzato inizialmente da Goswami (cioè la transizione dalla consapevolezza universale a quella individuale) e quello di Sheldrake. In entrambi i casi, le strutture in questione hanno proprietà classiche, donde la memoria: nel caso dei neuroni o delle cellule individuali, essa sorge dal termine non-lineare dell’equazione many-body approssimata di Schroedinger; nel caso di Sheldrake sorge dalla complessità della struttura dell’organismo. L’indeterminatezza della struttura è meccanico-quantica nel caso delle cellule, mentre nel caso degli organismi è dovuto alla natura caotica (nel senso della teoria del caos) della struttura emergente.

Comunque, tale differenza nel meccanismo del collasso non deve necessariamente essere fondamentale. Quando Goswami analizza l’Evoluzione, ascrive il campo morfogenetico alle cellule individuali, in modo tale che considerazioni meccanico-quantiche bastano a condurci all’indeterminatezza. Invece, il campo di Sheldrake prende in considerazione l’organismo intero, che è più in linea con il fenomeno morfogenetico da esso spiegato. Quindi, almeno per la morfogenesi, può essere più ragionevole postulare che il collasso non avviene al livello della cellula individuale, ma dell’organismo. L’indeterminatezza fondamentale è ancora quanto-meccanica, cioè provocata dalla sensibilità della struttura a piccoli cambiamenti delle condizioni iniziali, al livello degli atomi costituenti.

Goswami analizza due fenomeni collegati all’individuo: la consapevolezza individuale e la morfogenesi (collegata a quello che egli spesso chiama il Corpo Vitale: la consapevolezza individuale di cui il Corpo Mentale è una componente). Parleremo in seguito di un altro fenomeno da lui studiato, cioè dell’evoluzione. Per ora, vogliamo solo ricordare che la sua analisi di quest’ultima tratta soprattutto dell’evoluzione delle nuove specie e della morfogenesi durante lo sviluppo dell’embrione. Invece, nel campo morfogenetico di Sheldrake, l’influenza tra membri delle specie è studiata attraverso il fenomeno della risonanza morfica, simile alla telecinesi. Con Sheldrake, la telecinesi diventa un costrutto teorico. “Science Within Consciousness”, usando il quadro del collasso quantico simultaneo, è riuscita a spiegare questo fenomeno in modo soddisfacente. Sheldrake ha analizzato la relazione tra l’eredità classica a la risonanza morfica.Comunque, tale differenza nel meccanismo del collasso non deve necessariamente essere fondamentale. Quando Goswami analizza l’Evoluzione, ascrive il campo morfogenetico alle cellule individuali, in modo tale che considerazioni meccanico-quantiche bastano a condurci all’indeterminatezza. Invece, il campo di Sheldrake prende in considerazione l’organismo intero, che è più in linea con il fenomeno morfogenetico da esso spiegato. Quindi, almeno per la morfogenesi, può essere più ragionevole postulare che il collasso non avviene al livello della cellula individuale, ma dell’organismo. L’indeterminatezza fondamentale è ancora quanto-meccanica, cioè provocata dalla sensibilità della struttura a piccoli cambiamenti delle condizioni iniziali, al livello degli atomi costituenti. Goswami analizza due fenomeni collegati all’individuo: la consapevolezza individuale e la morfogenesi (collegata a quello che egli spesso chiama il Corpo Vitale: la consapevolezza individuale di cui il Corpo Mentale è una componente). Parleremo in seguito di un altro fenomeno da lui studiato, cioè dell’evoluzione. Per ora, vogliamo solo ricordare che la sua analisi di quest’ultima tratta soprattutto dell’evoluzione delle nuove specie e della morfogenesi durante lo sviluppo dell’embrione. Invece, nel campo morfogenetico di Sheldrake, l’influenza tra membri delle specie è studiata attraverso il fenomeno della risonanza morfica, simile alla telecinesi. Con Sheldrake, la telecinesi diventa un costrutto teorico. “Science Within Consciousness”, usando il quadro del collasso quantico simultaneo, è riuscita a spiegare questo fenomeno in modo soddisfacente. Sheldrake ha analizzato la relazione tra l’eredità classica a la risonanza morfica.

L’analisi di Sheldrake della morfogenesi non si limita a spiegare l’esistenza del campo morfogenetico; include il meccanismo attraverso cui una struttura biologica parzialmente formata (il germe morfogenetico) si collega al campo morfogenetico di una specie, che poi guida la crescita del resto della forma. Finora, nessuna indagine è stata condotta per verificare se la spiegazione quanto-meccanica del corpo vitale può venire estesa a questo fenomeno.

Il corpo vitale nei sogni
Un altro punto da analizzare riguardo il corpo vitale, a parte la sua connessione con la morfogenesi, è l’interpretazione di esso come del portatore di emozioni, come fa Goswami nella sua interpretazione dei sogni. Per la nostra mentalità, considerare il corpo vitale un portatore di morfogenesi e di emozioni lascia molto a desiderare, a meno che non si facciano ulteriori supposizioni.

Il quadro di Sheldrake sembra fornire le supposizioni richieste, a patto che siano uniformabili al quadro della meccanica quantistica. Sheldrake postula che ogni struttura trasporta il suo campo morfogenetico. Se una struttura del tipo di un organismo incorpora sub-organismi di natura diversa, il campo morfogenetico dell’organismo incorpora i campi dei sub-organismi. Ovvero, non esiste un unico campo morfogenetico: i campi degli individui sono incorporati in quelli della specie, e campi di aspetti diversi di un individuo interagiscono. La loro interazione dà origine ad altri campi. I campi formano quello che si potrebbe descrivere come un continuum. Da questo punto di vista, si può ipotizzare che quelle che chiamiamo emozioni sono determinate in parte dal corpo mentale e in parte dal corpo vitale, ovvero sono un prodotto della loro interazione.L’analisi di Sheldrake della morfogenesi non si limita a spiegare l’esistenza del campo morfogenetico; include il meccanismo attraverso cui una struttura biologica parzialmente formata (il germe morfogenetico) si collega al campo morfogenetico di una specie, che poi guida la crescita del resto della forma. Finora, nessuna indagine è stata condotta per verificare se la spiegazione quanto-meccanica del corpo vitale può venire estesa a questo fenomeno. Il corpo vitale nei sogni Un altro punto da analizzare riguardo il corpo vitale, a parte la sua connessione con la morfogenesi, è l’interpretazione di esso come del portatore di emozioni, come fa Goswami nella sua interpretazione dei sogni. Per la nostra mentalità, considerare il corpo vitale un portatore di morfogenesi e di emozioni lascia molto a desiderare, a meno che non si facciano ulteriori supposizioni. Il quadro di Sheldrake sembra fornire le supposizioni richieste, a patto che siano uniformabili al quadro della meccanica quantistica. Sheldrake postula che ogni struttura trasporta il suo campo morfogenetico. Se una struttura del tipo di un organismo incorpora sub-organismi di natura diversa, il campo morfogenetico dell’organismo incorpora i campi dei sub-organismi. Ovvero, non esiste un unico campo morfogenetico: i campi degli individui sono incorporati in quelli della specie, e campi di aspetti diversi di un individuo interagiscono. La loro interazione dà origine ad altri campi. I campi formano quello che si potrebbe descrivere come un continuum. Da questo punto di vista, si può ipotizzare che quelle che chiamiamo emozioni sono determinate in parte dal corpo mentale e in parte dal corpo vitale, ovvero sono un prodotto della loro interazione.

Goswami basa la sua interpretazione dei sogni quasi direttamente sul Vedanta, i cui concetti di consapevolezza universale e individuale sembrano sostenere le sue idee. Comunque, non sembra né necessario né desiderabile attenersi troppo fedelmente al modello del Vedanta. Quest’ultimo, dopo tutto, è solo l’inizio di una grande scienza: non possiamo aspettarci che in esso tutto sia chiaramente definito. Allo stesso modo, nessuna affermazione di “Science Within Consciousness” può essere ritenuta la risposta definitiva. Forse è meglio ritenere i cinque corpi del Vedanta un’utile approssimazione del continuum dei corpi (campi), allo stesso modo in cui parole come blu, rosso, giallo creano utili suddivisioni nello spettro ottico. Se dobbiamo prendere sul serio una concezione del genere, occorrono studi molto più approfonditi sul fenomeno del collasso (meccanico quantico o all’interno della teoria del caos). Quello che finora abbiamo delineato è solo l’abbozzo a grandi linee di un quadro generale; una teoria completa richiederà molto tempo ancora per venire alla luce. Perché ciò avvenga, un numero assai più vasto di scienziati deve cominciare a lavorare su questo quadro.

Un problema evolutivo

“Science Within Consciousness” ha cercato di usare il concetto di Consapevolezza Universale per superare alcune difficoltà incontrate dai biologi nello studio dell’evoluzione da un punto di vista neo-darwiniano. Il fenomeno dell’equilibrio punteggiato è stato studiato in modo abbastanza dettagliato. Si è notato spesso che, dopo un periodo di cambiamenti omeostatici in una specie attraverso le selezioni naturali, si forma improvvisamente una nuova specie. Questa specie non può essere spiegata come il risultato del cambiamento di alcuni geni nella specie antica: un numero molto grande di geni cambia simultaneamente. Nessuno di questi cambiamenti darebbe origine a un mutamento evolutivamente significativo. Questo fenomeno si ritiene provocato da molti cambiamenti potenziali nella struttura avvenuti nel corso di un lungo arco di tempo, fino alla comparsa di una significativa struttura potenziale, la cui consapevolezza a quel punto collassa in stato di attualità.Goswami basa la sua interpretazione dei sogni quasi direttamente sul Vedanta, i cui concetti di consapevolezza universale e individuale sembrano sostenere le sue idee. Comunque, non sembra né necessario né desiderabile attenersi troppo fedelmente al modello del Vedanta. Quest’ultimo, dopo tutto, è solo l’inizio di una grande scienza: non possiamo aspettarci che in esso tutto sia chiaramente definito. Allo stesso modo, nessuna affermazione di “Science Within Consciousness” può essere ritenuta la risposta definitiva. Forse è meglio ritenere i cinque corpi del Vedanta un’utile approssimazione del continuum dei corpi (campi), allo stesso modo in cui parole come blu, rosso, giallo creano utili suddivisioni nello spettro ottico. Se dobbiamo prendere sul serio una concezione del genere, occorrono studi molto più approfonditi sul fenomeno del collasso (meccanico quantico o all’interno della teoria del caos). Quello che finora abbiamo delineato è solo l’abbozzo a grandi linee di un quadro generale; una teoria completa richiederà molto tempo ancora per venire alla luce. Perché ciò avvenga, un numero assai più vasto di scienziati deve cominciare a lavorare su questo quadro. Un problema evolutivo “Science Within Consciousness” ha cercato di usare il concetto di Consapevolezza Universale per superare alcune difficoltà incontrate dai biologi nello studio dell’evoluzione da un punto di vista neo-darwiniano. Il fenomeno dell’equilibrio punteggiato è stato studiato in modo abbastanza dettagliato. Si è notato spesso che, dopo un periodo di cambiamenti omeostatici in una specie attraverso le selezioni naturali, si forma improvvisamente una nuova specie. Questa specie non può essere spiegata come il risultato del cambiamento di alcuni geni nella specie antica: un numero molto grande di geni cambia simultaneamente. Nessuno di questi cambiamenti darebbe origine a un mutamento evolutivamente significativo. Questo fenomeno si ritiene provocato da molti cambiamenti potenziali nella struttura avvenuti nel corso di un lungo arco di tempo, fino alla comparsa di una significativa struttura potenziale, la cui consapevolezza a quel punto collassa in stato di attualità.

Questo quadro attribuisce alla Consapevolezza una proprietà che non era tra quelle da noi usate per spiegare altri fenomeni come la consapevolezza individuale o l’origine del campo morfogenetico. Qui stiamo immaginando la Consapevolezza dotata di una specifica struttura “in mente” degna di venire attesa. Questa proprietà non concorda con il concetto vedantico dell’unità indifferenziata, che è un importante principio guida nel nostro modello. È possibile che tali punteggiature nell’equilibrio si verificano per formare molte nuove specie, alcune delle quali passano il test della selezione naturale, altre no. Ma a questo punto ci si può anche chiedere in che modo i collassi accadono solo quando una significativa combinazione di geni è disponibile in potenza. Dobbiamo forse dire che se un collasso accade prima che tutti i geni siano al loro posto, le specie corrispondenti non nascono solo perché le leggi della biologia non permettono a tali specie di esistere? O forse bisogna fare ricorso a quello sconcertante concetto del Vedanta secondo cui la Consapevolezza, essendo senza dualità, ricerca quest’ultima attraverso determinate creazioni?
Allo stato presente delle conoscenze, possiamo solo dire che esistono alcune proprietà della consapevolezza che vanno chiarite, e che allo scheletro della teoria dell’evoluzione qui abbozzata va aggiunta ancora un po’ di carne.

Fonte: Science Within Consciousness: http://www.swcp.com/~hswift/swc/Winter00/Banerji0002.htm

 

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GLI ORBS

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Con la diffusione delle fotocamere digitali, il curioso fenomeno degli orbs ha cominciato ad affascinare una parte sempre più ampia di persone, fino a coinvolgere alcuni ricercatori nella comprensione della natura di queste particelle.

Orb è un termine di lingua inglese che definisce un effetto ottico risultante in piccole sfere (somiglianti a globi di luce) che talvolta appaiono nelle immagini fotografiche o nei filmati pur non corrispondendo ad oggetti visibili ad occhio nudo.

Alcune persone ritengono che le sfere siano prodotte dal riflesso della luce sulle superfici circostanti; altri ritengono che siano prodotte dalla luce riflessa dalle particelle di polvere in sospensione; altri ancora, spingendosi al confine dell’imponderabile, considerano gli orbs come manifestazioni di entità spirituali normalmente non visibili all’occhio nudo.

In realtà, il fenomeno è stato poco studiato, ma il dottor Gary E. Schwartz, professore di Scienze Ottiche e la dottoressa Katherine Creath, dell’Università dell’Arizona, nel 2005 hanno pubblicato un interessante studio sulle enigmatiche sfere.

Nello studio di legge che la maggior parte degli orbs possono essere spiegati con il riflesso del flash della fotocamera su oggetti presenti nell’ambiente o particelle do polvere in sospensione. Tuttavia, Schwartz e Creath riconoscono che alcuni orbs sembrano sfidare ogni spiegazione fornita dall’ottica convenzionale.

Uno dei casi più emblematici è quello fornito da un documentario della BBC, nel quale si vede una sfera catturata dalla videocamera muoversi lentamente prima di scomparire nel nulla.

Il documentario è stato girato con una videocamera ad alta definizione a infrarossi montata su un treppiede, eliminando così alcuni dei fattori più comuni che i ricercatori ritengono essere causa della comparsa delle sfere.

“Non è possibile spiegare oggetti come questi che si muovono in percorsi dinamici e imprevedibili come riflessi causati da insetti”, scrivono Schwartz e Creath. “E non è nemmeno possibile spiegare molti di questi percorsi dinamici come causati da particelle di polvere in aria”.

Sebbene i due ricercatori ritengono che la maggior parte degli orbs possa essere spiegata dalla scienza convenzionale, “a questo punto non è né logico, né responsabile, concludere che ogni sfera osservata mondo possa essere causata da un meccanismo riconducibile alla scienza ottica convenzionale come riflesso di oggetti randagi”, concludono i due ricercatori.

Vista che la scienza ammette che il fenomeno degli orbs, almeno parte di esso, esula dalle spiegazioni convenzionali, sarebbe interessante capire cosa possa provocare il curioso fenomeno. La speranza è che qualche ricercatore più coraggioso sia interessato a svelare il mistero nella sua interezza.

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Il paradigma olistico della nuova scienza

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L’Occidente ha il merito di aver creato una scienza sperimentale realmente universale, capace di dare unità di comprensione, di linguaggio e di metodo a ricercatori di ogni razza, fede e cultura. La scienza dona all’umanità la conoscenza delle leggi materiali ed energetiche dell’universo, un grattacielo intellettuale di enormi proporzioni e dalle solidissime fondamenta, estendendo la consapevolezza umana agli universi dell’infinitamente piccolo e dell’infinitamente grande, e svelando le alchimie biochimiche del corpo e del cervello, e le loro strutture.

La teoria del campo unificato e il paradigma olistico:

La teoria del campo unificato (Unified Field Theory) – una serie di equazioni capaci di riunire le varie leggi della natura – fu il sogno di Einstein e di molti fisici contemporanei. Nella teoria del campo unificato, ritroviamo la stessa tendenza all’unità, che caratterizza il paradigma olistico. Tale tendenza, che nel pensiero orientale è profondamente intrisa di spiritualità, nella fisica conserva un approccio razionale ed analitico. La spinta all’unità rimane tuttavia analoga. Ci troviamo così di fronte ad ipotesi scientifiche che riflettono il concetto di Unità Originaria, da cui tutto si è sviluppato.

Le nuove frontiere della scienza:

La scienza attuale, come ogni altro tipo di cultura umana, sta attraversando un momento di profonda trasformazione e rinnovamento. Mentre una parte della scienza è ancora ferma ad una visione materialista e riduttiva dei fenomeni dell’esistenza, e spesso anche chiusa a nuove visioni, una sempre più consistente parte di scienziati è proiettata verso nuovi paradigmi e ipotesi, e si apre a nuovi scenari di ricerca e interpretazione dei dati. Nascono le teorie dei sistemi e le scienze della complessità, le teorie del tutto, del caos e delle catastrofi, la cibernetica e l’informatica, la “psico-neuro-endocrino-immunologia”, le scienze cognitive, le realtà virtuali, le reti informatiche, l’educazione multimediale.

La scienza degli anni Novanta, chiamati “il decennio del cervello”, ha varcato il confine che la separava dallo studio scientifico della coscienza, rompendo così un tabù storico che la limitava dal suo nascere. La coscienza, fino agli anni Ottanta, era considerata ancora un argomento limite (se non dichiaratamente proibito) all’interno della scienza ufficiale, anche se già intorno alla metà del ventesimo secolo, vari scienziati, ricercatori e premi Nobel, dissentirono da una visione puramente materialistica della scienza. Fisici come Albert Einstein, Wolfgang Pauli, Niels Bohr, Erwing Schrödinger, Werner Heisenberg, Robert Oppenheimer e Marco Todeschini, ritenevano che il pensiero scientifico non fosse incompatibile con una visione spirituale del mondo. Nella fisica quantistica, in particolare, sono presenti numerose ipotesi e scoperte che sembrano superare le concezioni materialiste, aprendo nuove prospettive di integrazione tra materia e coscienza. Per una nuova scienza unitaria, tuttavia risulta necessaria una nuova attitudine dello scienziato che trovi le sue radici in una nuova esperienza dell’essere. Da notare che le parole scienza e coscienza hanno la stessa radice latina “scire”, che vuol dire sapere, conoscere.

La scienza della materia:

La scienza, propriamente detta, nasce nel Seicento con la proposta di Galileo di un metodo sperimentale – e quindi riproducibile – che potesse dare un alto margine di veridicità e universalità ai dati raccolti e alle ipotesi sul funzionamento della realtà. Il metodo sperimentale nasce come risposta al vecchio modo di imporre la “verità”, in modo dogmatico e fideistico, senza nessuna base reale, tipico delle religioni costituite e del pensiero magico/superstizioso medioevale.

Verità alle quali nessuno poteva opporsi, né sostenerne la falsità o la non documentabilità. Verificabilità, quantificazione e previsione diventano così i vessilli di una nuova via di conoscenza scientifica, più matura, realista e universale. Dopo una iniziale persecuzione contro scienziati come Galileo Galilei, la Chiesa – utilizzando la proposta “diplomatica” di Cartesio – decide di cedere alla scienza un proprio spazio, dividendo i campi di indagine e di potere: la parte spirituale, l’anima o Res Cogitans resta prerogativa della Chiesa, mentre alla scienza viene concesso lo studio di tutto ciò che è materiale, la sostanza fisica, la Res Extensa.

La scienza materialista e riduttiva, nasce quindi da questo severo limite imposto dalla religione ed anche dalla limitata sensibilità che caratterizzava gli uomini di quel tempo, incapaci di riconoscere la coscienza come realtà. Nella scienza così come venne a definirsi, nulla venne concesso alla sensibilità, all’amore per la vita, al rispetto per l’intelligenza e per la coscienza degli animali, della natura e dell’essere umano. Da allora in poi lo scienziato divide la materia dalla coscienza: l’unità vivente, senziente e cosciente viene frammentata in corpo e anima, perdendo di conseguenza il senso dell’unità e del sacro.

Nell’antica India, la Verità era uno dei tre attributi di Dio, inscindibilmente legata agli attributi di Bellezza e Bene. Oggi la scienza si è assunta il compito di stabilire la Verità delle cose, sostituendosi alla religione, ma facendolo purtroppo senza il sostegno dell’estetica, del rispetto per il bene globale, senza consapevolezza ecologica e psicologica e senza sacralità. Scienza e natura sono diventati due termini antagonisti e apparentemente inconciliabili. Ormai, la scienza ufficiale attuale, è solo l’espressione di scienziati che non hanno sufficientemente sviluppato una consapevolezza globale, o che hanno inconsciamente accettato il condizionamento dell’attuale cultura materialista.

La scienza totale:

E’ necessario rifondare una nuova scienza: i tempi lo impongono a gran voce, gli animali lo invocano con i loro occhi tristi dagli zoo, dai laboratori di sperimentazione e dai macelli; le foreste lo implorano con il loro silenzio, mentre fuoco o ruspe distruggono la loro dimora millenaria; lo sperano gli esseri umani, sbattuti e confusi da un mondo che gira troppo in fretta. La speranza è che il bene prenda finalmente il sopravvento. Speranza, tuttavia, da sempre frustrata.

L’uomo spera nei padri saggi della scienza, spera che sappiano e che comprendano come salvare l’uomo e la Terra dalla catastrofe, dimenticando che questa catastrofe è in gran parte creata proprio da una scienza al servizio del materialismo, del guadagno personale e della conquista. Si chiede quindi, a gran voce, che saggezza, sacralità e rispetto entrino, a pieno titolo, in quel mondo che oggi chiamiamo scienza. E’ dunque il tempo di una nuova scienza che basi il proprio metodo di ricerca della verità, senza mai dimenticare la vita nella sua infinita delicatezza ed intelligenza. Che non dimentichi il bambino e la quercia, né il torrente e i suoi pesci, né l’aria, né il silenzio e la bellezza della sua pace. Perché l’intera esistenza è divina e Una. Per questo la nuova scienza sarà “olistica”, crescendo nel rispetto e nell’amore del Tutto, dell’intero.

Presupposti logici e radici dell’esperienza unitaria:

 L'esperienza sacra di essere "uno"La divisione che la cultura occidentale ha creato tra mente e corpo, nasce dall’esperienza non unitaria di sé stessi. Non vi sarà nessuna scienza olistica fino a che l’essere umano non proverà l’esperienza sacra di essere “uno”, nella complessità di corpo, psiche, emozioni e coscienza. Un’unità di coscienza composta da un aggregato di atomi vivi e cellule sensibili, figlia della materna Terra, e testimone dell’infinita intelligenza del Tutto, che crea e anima ogni cosa. Solo un nuovo metodo scientifico può portare ad una nuova scienza: un metodo che sia basato su un diverso stato dell’essere, più allargato ed inclusivo, dove trovino giusto spazio e considerazione tutte le parti che compongono la vita e la coscienza, e non solo gli aspetti materiali.

Sperimentare l’unità dell’essere:

In primo luogo, una nuova scienza deve tener conto della realtà implicita della coscienza, come base di partenza per una corretta valutazione della vita. Ognuno di noi è innanzitutto un “cogito”, una coscienza: “se pensiamo, dobbiamo avere coscienza di noi stessi e della cosa pensata”. Coscienza è l’esperienza profonda dell’essere consapevoli! Un uomo, ad esempio, che non conosca cosa sia la meditazione, non può comprendere appieno la descrizione dell’esperienza del vuoto, del silenzio o dell’autoconsapevolezza. L’esperienza di sé è un’esperienza che si coltiva interiormente, come un’arte sottile in cui il piacere risiede nell’esperienza stessa di essere coscienti, senza finalità, senza clamori. L’esperienza interiore insegna ad ognuno che nel proprio essere esiste un’oceanica profondità, di cui siamo profondamente ignoranti.

Osservare l’osservatore:

Una scienza olistica deve partire da una metodologia sperimentale, in cui per prima cosa lo sperimentatore consideri sé stesso una unità di coscienza, e quindi sperimenti sé stesso come coscienza pura. L’osservazione non potrà mai essere veramente oggettiva e imparziale, fino a che la scienza non comprenderà la natura dell’osservatore o testimone, essenza stessa della soggettività. In particolare, nell’ottica di un’osservazione globale dell’esistenza, dobbiamo considerare l’importanza del fatto che “si vede solo ciò che si conosce”. Uno scienziato quindi che non abbia esperienza interiore di sé stesso in stato di consapevolezza fluida e pura, non potrà nemmeno riconoscere e comprendere la coscienza che anima ogni essere vivente, e quindi potrà solo divenire creatore di una scienza “separata dalla vita” e potenzialmente distruttiva.

L’esperienza della meditazione intesa come coscienza vigile senza pensieri, accomuna la quasi totalità delle grandi religioni orientali e delle antiche e moderne scuole di ricerca spirituale, ed è caratterizzata da una sincronizzazione delle varie aree del cervello e da una parallela sensazione di integrità psicofisica dell’essere.

Etica olistica:

Il riconoscimento del sacro non dipende dall’accettazione intellettuale del termine, ma dall’esperienza del sacro dentro sé stessi. Quando uno scienziato cerca di conoscere uno degli infiniti aspetti del Tutto in cui viviamo, deve ricordare che sta cercando di conoscere uno dei volti del divino, un altro aspetto di sé. Qualsiasi azione o sperimentazione, deve quindi essere condotta con enorme consapevolezza e rispetto per la vita di ogni creatura. Ogni lesione dell’altrui libertà, inficia la condotta etica che sta alla base della sperimentazione olistica. Certamente questo significa una drastica riduzione e limitazione degli attuali esperimenti e di come vengono condotti. Nella logica di un mondo di pace e consapevolezza, il fatto di provocare dolore, limitazione o morte per “ragioni scientifiche” ad altri esseri viventi, non è più accettabile.

Qualsiasi dolore porta ad un altro dolore e genera una scienza distruttiva. Riteniamo invece che stimolando la capacità di una più attenta osservazione, e lo sviluppo di nuove strumentazioni tecniche, di sistemi non invasivi e di una maggiore capacità deduttiva, sarà possibile determinare un enorme salto qualitativo, che si rifletterà in un miglioramento dell’arte medica e in generale di tutte le scienze.

Logica olistica:

Logica olisticaMentre nella scienza attuale qualsiasi sperimentazione è lecita, quando supportata da una certa metodologia, nella scienza olistica la logica deve essere positiva e non violenta sin dall’inizio. Ogni esperimento deve essere orientato al bene globale. Pertanto non sarà più accettata nessuna produzione di sostanze, tecnologie, farmaci, sperimentazioni che producano direttamente o indirettamente (dalla produzione al dopo consumo) sostanze tossiche o nocive per l’ambiente, per la natura o per l’uomo. E questo taglierà alla radice il problema dell’inquinamento. Per logica olistica positiva s’intende sperimentare per il benessere, studiare la salute come funzione primaria e non più la malattia. Significa comprendere la logica dei tempi naturali, dei ritmi e dei cicli e di come modificare la realtà distorta che ci circonda, riportandola all’armonia. Questo significa aprire il futuro alla prevenzione, alla riduzione dei consumi e a modi di vivere sempre più semplici ed ecologici.

Articolo di Nitamo Federico Montecucco (titolo originale:“Discorso sul metodo olistico”)

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Il “Manoscritto di Voynich”, il libro più misterioso del mondo.”

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“Il “Manoscritto di Voynich”, il libro più misterioso del mondo.” Così lo definisce Paolo Cortesi, scrittore, bibliotecario e saggista che si occupa da anni di filosofia e di storia. E non c’è una definizione più indovinata di questa. Ci sono dei testi antichi come “Il Libro di Thot”, “Le Stanze di Dzyan”, “Il Manoscritto di Mathers”, la stessa “Bibbia” di cui ne conosciamo il contenuto nei dettagli. Ma del “Manoscritto di Voynich” siamo in alto mare. Come vedremo, fino dalla sua comparsa per opera di John Dee, è stata un’incognita totale. E questo ha dato luogo a tante interpretazioni diverse che cadono nell’assurdo e nel fantastico, che hanno portato solo confusione, spaccature e misteri. La conseguenza di queste diatribe che sono durate secoli, è che hanno condannato questo piccolo manoscritto ad una fine ingloriosa: sei un falso! Cioè una invenzione totale, sia della scrittura che sarebbe senza senso e dei disegni.

Ho iniziato ad analizzare il “Manoscritto di Voynich” spinto dalla curiosità, considerandolo prima di tutto un “prodotto” umano, fatto da uomini per altri uomini. Ho lasciato da parte l’immaginazione ed allargato il campo di ricerca nel mondo medioevale e tardo-rinascimentale, rintracciando quella “sapienza” che è stata volutamente persa nei secoli. Non ho quindi relegato questo manoscritto nelle scappatoie del mistero, che è, purtroppo, un terreno fangoso da cui difficilmente si riesce a scappare. Non mi piace parlare di “Mistero” nel senso stretto della parola, cioè come fosse un limite, perché non ci permette di andare “oltre” ed è come un alibi per nascondere il sapere e neppure del termine “Falso”, che presupporrebbe che ci sia stato un originale da contraffare.Quando ci troviamo di fronte a qualcosa di sconosciuto, le reazioni possono essere diverse. Molti si nascondono dietro alle pareti dell’arcano, delle magie, dei ripieghi più strani. Ma non è sempre così: c’è una logica dietro ad ogni cosa, anche se l’ignoto è parte integrante della vita dell’uomo.

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Capita che, certe volte, trasciniamo la nostra mente in una spirale irreversibile posta sotto la cupola del mistero e tentiamo di trovare in lungo e in largo quelle spiegazioni che poi stanno sotto i nostri occhi. In realtà la maggior parte delle cose più inquietanti ha come risvolto una risposta semplice. Le nostre informazioni sulle origini del mondo sono ferocemente limitate, a causa della mancanza di una documentazione scritta. Lo scrittore francese René Etiemble (1909–2002) scrive a questo proposito: “Gli uomini nascono e muoiono da milioni di anni, ma scrivono solo da seimila anni.” Sì, da seimila anni usufruiamo della scrittura per “fissare” la memoria degli uomini. Un esempio: i Sumeri che hanno utilizzato delle tavolette di argilla come supporto per i loro caratteri cuneiformi. In seguito le civiltà successive hanno perfezionato il materiale su cui scrivere; dai papiri siamo passati ad usare le pelli di animali che ci hanno permesso di creare i primi libri, in modo tale che il grande patrimonio culturale e storico delle epoche lontane arrivasse fino a noi: un immenso sapere che le antiche civiltà, oggi scomparse, ci hanno lasciato.

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Grazie alla loro lungimiranza, gran parte delle tradizioni che una volta si tramandavano oralmente sono giunte fino ai giorni nostri, nonostante che questo patrimonio storico dell’umanità sia stato depauperato nei secoli passati. Come è successo nell’incendio della Biblioteca di Alessandria, dove sono stati bruciati ben 700.000 volumi prima per mano dei Romani, nel 45 a.c., poi da parte dei musulmani nel 642 d.c. Anche durante il Medioevo è proseguita la distruzione dei libri non in linea con il pensiero religioso. Comunque, le fiamme dei roghi non sono riuscite a bruciare totalmente l’antica memoria storica. A proposito di questa consuetudine, al Museo del Prado a Madrid si trova un quadro significativo di Pedro Berreguete (1450–1504), raffigurante “Un rogo di libri alla presenza di San Domenico”. Nella tela vediamo che alcuni libri sono gettati nei carboni accesi davanti al monaco. Vuole la leggenda che i volumi presunti eretici e fuori dall’ottica del pensiero canonico prendessero fuoco, mentre i testi veramente sacri, ispirati dalla fede, fossero respinti dalle fiamme e sollevati in aria lontano dalla graticola.

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Il Medioevo era ancora “una terra di antica sapienza” e la creazione della Nuova Accademia Platonica, voluta da Marsilio Ficino e da Giovanni Pico della Mirandola, che rivalutava il platonismo fino allora messo in disparte, ne è un esempio concreto. Al di fuori di poche isole felici, gli studiosi erano costretti a nascondere un’antica conoscenza che risaliva alla notte dei tempi, scrivendo testi ermetici in modo che solo poche persone potessero comprenderne il contenuto. Questi testi riuscirono ad evitare i fuochi dei frati inquisitori, dove le fiamme erano usate per sopprimere una visione scientifica non coerente con i dettami della religione e delle Sacre Scritture. Per fortuna, scampa così, dalle orge dei falò, questo piccolo manoscritto che faceva parte sicuramente della biblioteca di una setta d’iniziati, forse perché dimenticato; forse perché nessuno sapeva quale fosse il significato del suo contenuto; forse perché è stato il destino che ha voluto che si salvasse.

Tratto da: VOYNICH UN FALSO? NO, GRAZIE! di Fabio Fornaciari – Harmakis Edizioni

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Freud e Mosè

In this photo released by the Sigmund Freud Museum in Vienna former Austrian psychoanalyst Sigmund Freud is pictured in his working room in 1938. Austria and the world will be celebrating Sigmund Freud's 150th birthday on Saturday May 6, 2006. (AP Photo/Sigmund Freud Museum)

“Non è impresa né gradevole né facile privare un popolo dell’uomo che esso celebra come il più grande dei suoi figli: tanto più quando si appartiene a quel popolo. Ma nessuna considerazione deve indurre a subordinare la verità a presunti interessi nazionali, quando dal chiarimento di un problema obbiettivo possiamo attenderci un progresso delle nostre conoscenze”

 Incomincia così questo scritto di Freud. Un libro che è il testamento del grande studioso e nello stesso tempo la dimostrazione della sua onestà intellettuale e del desiderio di conoscere e di capire che ha guidato tutta la sua vita. – Mosè e il Monoteismo fu scritto prima a Vienna e poi pubblicato in Olanda nel 1938. E’suddiviso in 3 parti. Freud era affascinato dall’Antichità e possedeva una notevole collezione di reperti archeologici, soprattutto egizi e non se ne separò nemmeno in esilio.

Egli affermò, che la storia della nascita di Mosè è una replica di altri antichi miti sulla nascita di alcuni dei grandi eroi della storia. Freud sottolineò, tuttavia, che il mito della nascita e l’esposizione di Mosè si distingue da quelle degli altri eroi e varia da loro su di un punto essenziale. Per nascondere il fatto che Mosè era Egiziano, il mito della sua nascita fu invertito per farlo veniree al mondo da umili genitori e soccorso da una famiglia importante:

E’ molto diverso nel caso di Mosè. Ecco la prima famiglia, normalmente di umili origini, e abbastanza modesta. Lui è un bambino nato da Ebrei Leviti. Ma la prima famiglia viene sostituita in questo caso, da una seconda, la casa Reale d’Egitto. Questa strana divergenza di genere, ha colpito molti ricercatori.”

Freud ha osservato la stranezza che il legislatore Israelita, se in realtà Egiziano, avrebbe dovuto trasmettere ai suoi seguaci una fede monoteistica, piuttosto che la classica credenza egiziana in una pletora di dei e immagini. Allo stesso tempo, ha trovato grande somiglianza tra la nuova religione che Akhenaton ha cercato di imporre al suo paese e l’insegnamento religioso attribuito a Mosè.

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Freud giunse alla conclusione che Akhenaton fu ucciso dai suoi stessi seguaci a causa della natura aspra del suo regime monoteista e ha suggerito che in seguito uno dei suoi alti funzionari, probabilmente chiamato Thutmose, un aderente alla religione di Aten (Aton), scelse la tribù Ebraica, che già abitava a Goshen nel Delta orientale, per essere il suo popolo eletto, li portò fuori dall’Egitto, all’epoca dell’’Esodo e trasferì a loro, i principi della religione di Akhenaton. L’origine del nome Mosè era mos, la parola Egizia “bambino”, che troviamo in molti nomi Egizi composti, come Ptah-mos e Thut-mos.

La nascita di Mosè ed il suo essere salvato dalle acque è la replica esatta della storia di Sargon, salvato dalle acque nel 2540 a.C e diventato re degli Accadi. I dieci comandamenti sono una sintesi dei 42 peccati che il ka doveva dichiarare di non aver commesso davanti ai 42 giudici e ad Osiride. L’arca dell’alleanza che dio aveva ordinato di edificare nel tempio di Salomone, riproduce la barca degli dei del tempio egiziano.

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Il libro dei Proverbi, forse le pagine più belle dell’Antico Testamento derivano da un papiro del 2000 a.C. La saggezza di Amenope, ora conservato al British Museum. Per non parlare della somiglianza dei Salmi della Bibbia con gli inni al dio Sole di Akhenaton (vedere Salmo – 104 di Davide). La morale civile e sociale è nata quindi molto prima che Mosè salisse sul monte e ne scendesse con i pietroni scritti da dio. Fa parte dell’umanità da quasi 5000 anni ed è una scoperta civile ed umana che si tramanda nei secoli.” La virtù dell’uomo è il suo monumento, ma sarà dimenticato l’uomo malvagio” Si trova scritto su una pietra tombale egizia del 2200 a.C.

Quello che nessuno menziona è il “Contro Apione di Giuseppe Flavio”. Qui l’autore menziona Manetone, il sacerdote e storico egiziano della fine del IV sec a. C. Manetone sostiene che Mosè era un famoso sacerdote egiziano di Eliopolis che fu cacciato dall’Egitto poiché si era unito ai lebbrosi. L’importanza di questa menzione di Giuseppe Flavio deriva dal fatto che questi si adopera tenacemente per confutare le parole di Manetone.

Tito Flavio Giuseppe (in latino: Titus Flavius Iosephus), nato Yosef ben Matityahu (IPA: jo’sɛf bɛn matit’jahu) (in ebraico: יוסף בן מתתיהו‎?; Gerusalemme, 37-38 circa – Roma, 100 circa) è stato uno scrittore, storico, politico e militare romano di origine ebraica. Conosciuto anche come Flavio Giuseppe, Giuseppe Flavio o semplicemente Giuseppe, scrisse quasi tutte le sue opere in greco.

Freud sostiene che la circoncisione sia stata data agli ebrei da Mosè e questa, come riporta anche Erodoto, era una peculiarità egizia, che gli ebrei riconoscono di aver ricevuto dagli Egiziani assieme al divieto di magiare carne di maiale, un animale sacro in Egitto.

Ma allora chi era Mosè?

Per capirlo dobbiamo ritornare ai tempi del faraone Amenofi IV salito al trono dopo la morte di Thumtmose III. La sua fama è legata al suo ruolo di condottiero nell’esodo degli Ebrei dall’Egitto alla Terra Promessa attraverso il Mar Rosso e il deserto, e alla funzione di legislatore a seguito delle rivelazioni divine sul Monte Sinai, dove gli sarebbe stato consegnato da dio stesso il Decalogo con i comandamenti e gli sarebbero state insegnate le Leggi che formeranno la cosiddetta “Legge mosaica” o Torah. Sappiamo il legame che unisce Mosè a questa terra, dove nacque e fuggì con il suo popolo. Mosè è una figura della memoria ma non della storia, Akhenaton invece, è una figura della storia e non della memoria. Alcuni studiosi ritengono che il monoteismo del personaggio biblico deriva da quello del sovrano egizio.

La biblica «distinzione» operata da Mosè – il rifiuto cioè di politeismo, idolatria e superstizione in nome del monoteismo – era stata preceduta da un’analoga «distinzione» da parte del faraone: e vi fu chi, come Freud afferma che il profeta biblico consegnò, da egizio, agli ebrei dell’Esodo proprio il monoteismo di Akhenaton. E’ nell’epoca di Akhenaton in una situazione di profonda anarchia e disordine sociale che Freud colloca l’esodo degli Ebrei, i quali, guidati da Mosè, un alto funzionario di Akhenaton, caduto in disgrazia alla morte di costui, lasciano l’Egitto per trovare una loro vera patria. Meta della migrazione doveva essere la terra di Canaan dove avevano fatto irruzione le orde dei bellicosi Aramei, chiamati Habiru ed il cui nome fu poi trasferito agli Ebrei. Freud suggerisce pure che Mosè un grande personaggio egizio, abbia portato con sé i suoi scribi egiziani, ossia i Leviti.

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Ma il passato, anche se remoto non ci abbandona così facilmente  e Freud, costretto a fuggire dalla sua Vienna per colpa della persecuzione nazista, trova una spiegazione dell’odio dei Cristiani europei contro gli Ebrei nella storia: “…I motivi dell‘odio per gli Ebrei sono radicati nel passato più remoto, agiscono nell’inconscio dei popoli….non dimentichiamoci che tutti questi popoli che oggi hanno il primato dell’odio per gli Ebrei sono diventati cristiani solo in epoca storica tarda, spesso spinti da sanguinosa coercizione. Si potrebbe dire che sono tutti -battezzati male- e che sotto una sottile verniciatura di cristianesimo sono rimasti quello che erano i loro antenati che professavano un barbaro politeismo. Non hanno superato il loro rancore contro la nuova religione che è stata loro imposta, ma l’hanno spostata sulla fonte donde la nuova religione è loro venuta.” Sono d’accordo con lui ma aggiungerei che la persecuzione nei secoli non ha riguardato solo gli Ebrei ma pure i pagani, quindi le donne che tramandavano le cure naturali in disaccordo con la terrificante medicina ufficiale, e considerate perciò streghe, coloro che cercavano di ragionare con la propria testa come Campanella, Giordano Bruno o Galilei, i serpenti, i gatti, praticamente tutti gli aspetti della natura in cui gli Egizi vedevano l’espressione della divinità. Sembra che l’imperante monoteismo abbia voluto cancellare con queste migliaia, anzi milioni di vittime, ogni traccia del pensiero egizio dalla nostra esistenza.

Leonardo Paolo Lovari

 

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GIULIANO KREMMERZ

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Ciro Formisano, noto pubblicamente col nome iniziatico di Giuliano Kremmerz, nacque a Portici, presso Napoli, l’8 aprile 1861.

Fu avviato agli studi e alla pratica ermetica da Pasquale de Servis (1818-1893) noto negli ambienti iniziatici come “Izar”. Il vecchio e solitario maestro, riconosciuto dai più come un grandissimo iniziato, era affittuario da molti anni presso l’appartamento in cui vivevano i Formisano e si era affezionato molto al piccolo Ciro. Quest’ultimo, raggiunta la maggiore età, fu introdotto da Izar nelle fila del Grande Oriente Egizio, ultima manifestazione di un’antichissima tradizione iniziatica sopravvissuta al trascorrere dei secoli.

Giovanissimo, a soli 17 anni, il Formisano era già in possesso dell’abilitazione all’insegnamento della letteratura italiana, storia e geografia, per la provincia di Napoli.

Conseguito il dottorato in lettere all’Università di Napoli, nel 1883, si dedicò all’insegnamento scolastico e al giornalismo.

Nel 1896 Giuliano Kremmerz fondò la Fratellanza Terapeutico-Magica di Miriam[i]ad esempio delle antichissime sacerdotali isiache egiziane, di cui più recente e nota imitazione è la Rosa+Croce.

Nel medesimo periodo, a proprie spese, iniziò la pubblicazione a fascicoli de “Il Mondo Secreto“, rivista che suscitò molti consensi ma anche molte polemiche. Alcuni iniziati, infatti, ritenevano che la Magia fosse un privilegio riservato a pochi eletti e non tolleravano in alcun modo che venisse propagandata a mezzo stampa.

Giuliano Kremmerz, tuttavia, si era riproposto di affrontare soltanto lo studio e la pratica della Magia Naturale, guardandosi bene dal proporre al grande pubblico tematiche più complesse e riservate. I suoi riferimenti alla Magia Trasmutatoria, infatti, rimasero sempre e comunque degli accenni. Il Maestro non ne parlò mai in modo esplicito.

Con la Fratellanza di Miriam, Kremmerz ristabilì la pratica ermetica in termini terapeutici rendendola così accessibile a tutti. La sua non fu quindi una profanazione ma una ri-velazione.

In tal senso i meriti del Maestro Kremmerz furono molti:

  1. a) Riscattò la Magia da secoli di squallore, ignoranza e oblio, proponendone la teoria e la pratica al grande pubblico in un linguaggio semplice e comprensibile e prendendo nel contempo le distanze dallo spiritismo, la teosofia, ecc., che all’epoca imperversavano.
  2. b) Si adoperò per recuperare e valorizzare la Tradizione Italica difendendola dagli attacchi degli orientalisti.
  3. c) Ristabilì l’insegnamento e la pratica iniziatica fino ai gradini più bassi.

Ciro Formisano, alias Giuliano Kremmerz, si spense a Beausoleil il 7 maggio del 1930. Oggi è ritenuto il più grande maestro di ermetismo del XX secolo.

“[…] Ho fede nella riuscita e nell’unità di questa applicazione visibile delle teorie della scienza sacra o Magia. La nostra fratellanza avrà molti nemici, ma essa è fondata sull’amore del proprio simile, sul disinteresse mondano e sul desiderio di alleviare le pene dei sofferenti; e fino a quando il suo nobile ideale non sarà tradito, avrà aderenti fervidi e successo grande. L’amore del proprio simile è la fonte della solidarietà degli spiriti, in questo albergo di schiavitù della materia e di sonno torbido della coscienza nostra divina.”

“[…] Guai a coloro che seminano la calunnia, che insinuansi come serpenti per avvelenare i fiori delle coscienze pure! – al tribunale del Nergal, Giudice Inesorabile, io deferirò quelli che mi attraverseranno nella mia opera di evangelo e di luce e per la carità che mi unisce ai buoni, ed essi saranno condannati e maledetti dalla loro stessa opera di distruzione, di vilipendio, di morte.”

J.M. KREMMERZ

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L’Arca dell’Alleanza si trova in Etiopia?

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I monaci che vivono nella piccola chiesa di Santa Maria di Sion – nota anche come la “cappella dell’Arca” -, nella città sacra etiope di Aksum, non hanno il permesso di superare le barriere che circondano la cappella.

Non possono abbandonare il compito che è stato loro affidato: vegliare sul “Tabot”, come sono note in Etiopia le Tavole della Legge, fino alla loro morte.

Abba Gebre Meskel, 56 anni, lo fa da trent’anni.

Archeologia e leggenda

Secondo il libro dell’Esodo, le Tavole della Legge contengono i dieci comandamenti che Dio ha dato a Mosè sul Monte Sinai. Alcuni fanno risalire l’evento al 1440 a.C..

Le leggende apocrife, parte del patrimonio e della tradizione comune in Nordafrica e in alcune regioni del Medio Oriente, attribuiscono poteri soprannaturali alle Tavole. Intorno a queste leggende se ne sono intrecciate delle altre, inclusa la presunta ossessione nazista per l’occultismo e le reliquie che avrebbe dato a Indiana Jones una delle sue missioni più famose.

La verità, però, è che dopo la distruzione del Tempio di Salomone a Gerusalemme nessuno sa con certezza dove sia finita l’Arca dell’Alleanza. Dopo essere scomparsa senza lasciare traccia – e senza alcuna registrazione conosciuta relativa alla sua ubicazione (assumendo che sia sopravvissuta alla distruzione del Tempio) –, è ancora uno dei più grandi misteri dell’archeologia.

Quasi 45 milioni di cristiani ortodossi etiopi sono tuttavia sicuri che l’Arca dell’Alleanza sia stata portata quasi 3.000 anni fa ad Aksum, nel nord dell’Etiopia, e che da allora sia stata custodita dai monaci nell’umile chiesa di Santa Maria di Sion.

Menelik, il figlio di Salomone

Secondo la tradizione copta, la regina di Saba e il re Salomone avevano un figlio, Menelik I. Fondatore di una dinastia di imperatori salomonici che ha governato l’Etiopia, sarebbe stato incaricato di spostare la preziosa cassa, in oro e legno di acacia.

In un’intervista rilasciata al National Geographic, il diacono del tempio, Zemikael Brhane, ha affermato che “Dio stesso ha scelto questa terra, e Aksum è la nostra città più santa. Gli occidentali richiedono sempre prove visibili, ma noi etiopi non abbiamo bisogno di vedere l’Arca per sapere che è qui. Lo sentiamo, lo sappiamo”.

Chi può entrare nella chiesa?

Nessuno al di là dei monaci guardiani ha il permesso di entrare nella chiesa. Uno dei pochi a cui sia mai stato permesso di parlare ai monaci è lo storico Ephrem Brhane, che si è dedicato a guidare pellegrini, fedeli e turisti di tutto il mondo ad Aksum e riferisce che “Abba Gebre Meskel è convinto al 100% che si tratti dell’Arca autentica. Non solo ha la forma esatta descritta nella Bibbia, ma brilla anche di una luce straordinaria”.

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Si può vedere l’Arca?

Per sette giorni al mese, prima del sorgere del sole, i monaci di Santa Maria di Sion portano una copia dell’Arca in processione. Ogni chiesa ortodossa in Etiopia ha una copia dell’Arca.

In genere, ogni mese assiste alla processione quasi un migliaio di fedeli.

La vecchia cappella di Nostra Signora di Sion sembra aver compiuto il suo dovere: varie crepe nel tetto hanno costretto i monaci ad avviare la costruzione di un nuovo tempio accanto a quello attuale, nel quali i monaci porteranno l’Arca nel massimo segreto.

Nessuno saprà che l’Arca è stata spostata un’altra volta, nel nuovo tempio, fino al giorno dopo l’accaduto.