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[:it]PAPIRI E STELE CON RITUALI DI INIZIAZIONE OSIRIDEA[:en]PAPYRUS AND STELAE WITH RITUAL INITIATION OSIRIDEA[:]

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Testimonianze di personaggi che abbiano realmente eseguito i rituali di iniziazione ad Osiride ci sono pervenuti solo attraverso alcuni papiri e steli che vanno dal XV sec. a.C. al I sec. d.C.: l’analisi che fa Guilmot nel suo “Iniziati e riti iniziatici nell’antico Egitto” va posta in parallelo con il Capitolo 125 del Libro dell’uscire al giorno che abbiamo sopra concisamente riassunto; si vedrà così come i vari passaggi del rituale descritti in questi testi siano non sempre perfettamente coincidenti con le parole del Libro, nel quale probabilmente è conservata una forma più arcaica di iniziazione.

Precisiamo che Guilmot vede tutta l’operazione iniziatica come una sorta di travaglio psicologico mirante ad un “perfezionamento spirituale”, anche se non è chiaro cosa egli intenda per “spirituale”, basato sullo “scatenarsi dell’emotività”, ed il suo studio si basa, come egli stesso dice, “sull’unire la tecnica della filologia a quella della psicologia dell’irrazionale”: prese le giuste misure dalle sue personali interpretazioni, con le quali ovviamente non concordiamo, il lavoro svolto da Guilmot risulta davvero importante per la conoscenza dell’effettiva realizzazione di tecniche iniziatiche nell’antico Egitto.

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I testi studiati da Guilmot sono tre: il più esteso è proprio il più recente (papiro T 32 di Leida, scritto per un sacerdote di nome Horsiesis, Profeta di Amon Râ, I sec. d.C.), esso quindi risente della corruzione causata dal diffondersi dei Misteri classici in Egitto, come d’altronde si osserva anche nella descrizione del rito fatta da Apuleio nelle sue Metamorfosi. Però il confronto con testi più antichi (iscrizioni nella tomba di Amenhotep, sacerdote di Amon sotto Thutmosi III nel XV sec. a.C. e sulla statua di Hor, profeta di Amon durante la XXII Dinastia nel IX-VIII sec. a.C.) consente di rilevare l’esistenza di un iter iniziatico parallelo tra i vari testi, anche se non perfettamente coincidente sia tra di loro sia con quello riportato nel Libro dell’uscire al giorno (Tabella comparativa in: a sinistra il Capitolo CXXV, a destra i punti salienti del rituale). Questo iter può essere distinto in cinque fasi:

  1. 1. L’accoglienza dell’iniziato nel “luogo sacro” identificato con un tempio di Osiride e in alcuni casi l’offerta di una corona di fiori o di fronde, quale si è ritrovata in alcune sepolture, come quella di Tut-ankh-Amon. Essa si identifica probabilmente con la corona del cap. XIX del Libro dell’uscire al giorno: “Tuo padre Atum ha posto questa corona di giustificazione sulla tua fronte affinché tu viva in eterno”; la corona, simbolo della regalità, è anche simbolo del potere e la sua forma circolare è segno del mondo trascendente. Anche Apuleio riceve una corona, ma alla fine del percorso iniziatico, una corona fatta di fronde di palma, le cui punte sono simbolo dei raggi solari: l’iniziato è divenuto un eguale di Râ.
  2. 2. La discesa sotto terra o il passaggio attraverso l’oscurità della sala ipostila del tempio da solo o accompagnato da sacerdoti o da Anubis stesso (un sacerdote vestito con la maschera del Dio), sostituito in alcuni dei testi riportati da Guilmot dalla trasmissione di segreti o dalla lettura di testi, che egli suppone contengano formule iniziatiche. Il significato del “passare sotto terra” o comunque attraverso un luogo oscuro è simbolo della morte che l’iniziato deve subire per rinascere. Un dipinto di epoca tarda raffigura il defunto vestito di bianco, segno di purità rituale, con in mano una corona e al suo lato sinistro Anubis che lo accoglie tra le braccia, mentre a sinistra vi è un sarcofago, segno della parte corporea che il defunto lascia dietro di sé; analogamente nel Libro di ciò che è nell’Amduat l’Ora XII si conclude, come si è visto, con la mummia di Osiride abbandonata sulla parete dell’Amduat mentre il Sole-Iniziato esce in forma di Khepri tra le braccia di Atum.
  3. 3. L’ingresso nella Stanza sotterranea o in un luogo analogo e la “giustificazione” dell’iniziato che diviene maakheru, “giusto quanto a voce”.
  4. 4. La rigenerazione, che si attua attraverso un bagno purificatore in un bacino, quale si trova accanto a tutti i templi o, nel caso di Abydos, probabilmente nell’anello di acqua che circonda la piattaforma centrale, di cui diremo avanti.
  5. 5. La rivelazione del Dio e l’illuminazione trascendentale che ne consegue e che si raggiunge attraverso la visione del corpo del Dio o del reliquiario della sua testa o del suo corpo nel sarcofago, atto che costituisce il momento culminante e finale del rituale.

Come si può vedere, la corrispondenza con il testo del Libro dell’uscire al giorno non è perfetta: anche lì abbiamo azioni rituali simili e con analogo significato, ma in ordine diverso e con alcuni passaggi che sono forse più coerenti con quanto ci si attende da un rituale iniziatico, ad esempio la purificazione dovrebbe precedere e non seguire la giustificazione, la quale dovrebbe essere il punto di arrivo del rito, mentre nei testi studiati da Guilmot essa è sostituita da una specie di illuminazione che giunge a seguito della visione di oggetti sacri, il che è analoga a quella descritta ad esempio nei Misteri Eleusini.

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Il luogo in cui si svolgeva l’iniziazione nel papiro di Leida tradotto da Guilmot è il tempio di Osiride ad Abydos, nel quale il culto del Dio aveva origini antiche, risalenti alle prime Dinastie, ed in particolare la parte nota come Osireion. Si tratta del settore, indipendente dal tempio vero e proprio e situato a nord di esso, costruito da Sethi I: si entra tramite un corridoio in discesa diretto da ovest ad est (segno che la rigenerazione seguiva il percorso del Sole-Râ) e lungo circa cento metri, le cui pareti portano incisi testi dei Libri dei Morti; alla fine del corridoio si giunge in una sala di forma rettangolare, al cui centro si erge una piattaforma circondata da un anello di acqua, per accedere alla quale vi sono due gradinate sui lati corti.

Sulla piattaforma vi sono tutt’ora due cavità, le quali si ritiene servissero a contenere il sarcofago del Dio e la testa di Osiride, la reliquia più importante tra tutte quelle riferite ad Osiride: i due oggetti costituivano il centro focale dell’illuminazione come la descrive Guilmot. Attorno all’Osireion, vi erano alberi di Persea, la pianta sacra simbolo di immortalità, e nel papiro di Leida trascritto da Guilmot si dice espressamente: “Tu arrivi nella stanza sotterranea, sotto gli alberi (sacri). Presso il Dio Osiride (ecco)ti giunto, colui che dorme nel suo sepolcro. Allora nel luogo santo ti è dato il titolo di Giustificato” (pag. 84).

Questa descrizione fa pensare all’esistenza di un tumulo funerario eretto sopra l’Osireion sul quale dovevano essere piantati gli alberi di Persea, anche se alcune ricostruzioni fanno invece pensare che esso avesse un tetto aperto al centro da un grande lucernario.

Tratto da Anemos di Leonardo Lovari – Harmakis Edizioni – 2015

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Recollections of people who have actually performed the initiation rituals to Osiris have survived only through some papyrus and stems ranging from the fifteenth century. B.C. to the first century. d.C .: analysis that makes Guilmot in his “Initiates and initiation rites in ancient Egypt” should be placed in parallel with Chapter 125 of the Book of going a day we have briefly summarized above; you will see the ritual as well as various steps in these texts are not always perfectly coincide with the words of the Book, which is probably preserved a more archaic form of initiation.

Please note that Guilmot sees the whole operation initiation as a kind of psychological suffering aimed at a “spiritual perfection”, although it is not clear what he means by “spiritual”, based on “unleashing of emotion”, and its study based, as he himself says, “on joining the philology technique to that of irrational psychology”: the right measures taken by his personal interpretations, with which of course we do not agree, the work done by Guilmot is really important for the knowledge of the actual implementation of technical initiation in ancient Egypt.

 

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The texts studied by Guilmot are three: the largest is just the latest (papyrus 32 T Leiden, written for a named Horsiesis Priest, Prophet of Amon Ra, the first century AD.), So it is affected by the corruption caused by the spread Mysteries of the classics in Egypt, as indeed is also observed in the description of the ritual made by Apuleius in his Metamorphoses. But the comparison with older texts (inscriptions in the tomb of Amenhotep, the priest of Amon under Thutmose III in the fifteenth century BC. And the statue of Hor, prophet of Amon during the XXII Dynasty in the IX-VIII century BC.) Is used to detect the ‘existence of a parallel initiation process among the various texts, even if they do not match either among themselves or with that reported in the Book of Dead (in comparative table: Chapter CXXV left, right, the highlights of the ritual ). This process can be divided into five phases:

1. The acceptance of the initiate in the “holy place” identified with a temple of Osiris and in some cases the offer of a crown of flowers or foliage, which is found in some graves, like that of Tut-ankh- amon. It probably identifies with the crown cap. XIX of the Book of going a day: “Your father Atum has asked this of justification crown on your brow you will live forever”; the crown, symbol of royalty, is also a symbol of power and its circular shape is a sign of the transcendent world. Apuleius also receives a crown, but at the end of the initiatory path, a crown made of palm fronds, whose tips are a symbol of sun rays: the initiate has become an equal of Ra.
2. The descent below ground or passage through the darkness of the pillared hall of the temple alone or accompanied by priests or by Anubis itself (a priest dressed with the God of the mask), replaced in some of the texts reported by Guilmot from transmitting secret or by reading texts, which he supposed to contain initiation formulas. The meaning of “go underground” or otherwise through a dark place is a symbol of death that the initiate must undergo in order to be reborn. A late antique painting depicts the deceased dressed in white, a sign of ritual purity, holding a crown and his left side Anubis who welcomes him into his arms, while on the left there is a sarcophagus, a sign of the body of the deceased He leaves behind; similarly in the Book of what is now the nell’Amduat XII ends, as seen with the Osiris mummy abandoned on dell’Amduat wall while the Sun-Initiate comes out in the form of Khepri in the arms of Atum.
3. Entry into the underground room, or in a similar place and the “justification” of the initiate who becomes maakheru, “just as a voice.”
4. The regeneration, which occurs through a purifying bath in a basin, which is located next to all the temples or, in the case of Abydos, probably in the ring of water surrounding the central platform, of which we shall speak later.
5. The revelation of God and the transcendent light that goes with it and that you reach through the body of the vision of God or of the reliquary of his head or his body in the tomb, an act which constitutes the culminating and final moment of the ritual.

As you can see, the correspondence with the text of the Book of going a day is not perfect: there too we share similar rituals and with a similar meaning, but in a different order and with some passages that are perhaps more consistent with what one would expect as an initiation ritual, such as the purification should precede and not follow justification, what should be the culmination of the rite, while in the texts studied by Guilmot it is replaced by a kind of enlightenment that comes as a result of the vision of objects sacred, which is similar to that described for example in the Eleusinian mysteries.

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The place where the initiation takes place in the papyrus of Leiden translated by Guilmot is the temple of Osiris at Abydos, in which the worship of God had ancient origins, dating back to the first dynasties, and particularly the part known as Osireion. It is the sector, independent of the real temple is located to the north of it, built by Seti I: you enter through a corridor in direct descent from the west to the east (a sign that the regeneration was following the path of the Sun-Ra) and long about a hundred meters, the walls of which bear engraved texts of the Books of the Dead; at the end of the corridor is reached in a rectangular room, the center of which stands a platform surrounded by a ring of water, for access to which there are two tiers on the short sides.


On the platform there are still two cavities, which is believed to serve to contain the tomb of God and the head of Osiris, the most important relic of all those related to Osiris: the two objects were the focal point of enlightenment as He describes Guilmot. All’Osireion around, there were trees of Persea, the sacred plant a symbol of immortality, and in the papyrus of Leiden transcribed by Guilmot expressly says: “You arrive in the underground room, under the trees (sacred). At the God Osiris (that) you come, the one who sleeps in his tomb. Then in the holy place it is given to the title of Justified “(p. 84).


This description suggests the existence of a burial mound erected over the Osireion had to be planted on which the Persea trees, although some reconstructions do however think that it had an open roof in the middle by a large skylight.


Taken from Anemos Leonardo Lovari – Harmakis Edizioni – 2015

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La Geografia dell’Oltretomba Egizio

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Tramite le formule è possibile delineare non solo la geografia del cielo, anche se non in modo preciso, ma anche gli elementi che si trovano all’interno. Il cielo, infatti, presenta sia strutture sia creature, sebbene le prime siano decisamente poche. Sono, infatti, citati solo due santuari:

• Il Recinto di Horus appartenente al Cielo.
• La Casa del Re appartenente al Cielo.

Il mondo celeste presenta le medesime caratteristiche della terra, anch’esso infatti ha dei punti cardinali e dei limiti, inoltre può essere circumnavigato. Sappiamo che a ogni lato è presente un’entrata, la quale non serve solo per l’accesso delle divinità e del faraone defunto, ma anche per bloccare l’ingresso agli stranieri e alla gente comune. Il cielo presenta un limite superiore, il quale può essere raggiunto da tutte le creature, e Sethe lo identifica con il termine iskn, anche se sembra essere una regione occidentale e forse presente anche a Est. Ad esempio:

Pyr. 1016c. iskn pt
Lo iseken del cielo

Il Sole scende sulla barca notturna da questa regione e sempre da qui richiama il sovrano affinché assurga al ruolo di stella del mattino. Il termine iskn, all’interno dei Testi delle Piramidi, sembra delineare un corpo fatto d’acqua o una striscia di terra, infatti:

Pyr. 1170a. rdi.f’ .f ‘ir.k m iskn n pt.
Egli porge il suo braccio a te nell’iskn del cielo.

In questo specifico a iskn segue il determinativo del canale, mentre ha tutt’altra definizione nei Testi dei Sarcofagi dove viene utilizzato come determinativo di aree desertiche o straniere.
Un’altra regione nominata nei testi e situata i margini del cielo è w’rt, la quale può essere riferita a uno o più elementi, tradotta come “landa desertica”. In un caso vediamo:

Pyr. 1168b. ‘h’ r.f’ ir w’rt wrt.
Attendilo alla grande w’rt.

Solamente in Pyr. 1201d si suggerisce che la w’rt possa avere una localizzazione settentrionale perché è posta in relazione con le ixmw sk, le Stelle Imperiture della fascia Circumpolare. Nei Testi dei Sarcofagi di Medio Regno (CT IV 359b) invece si dà una localizzazione di w’rt più precisa, viene infatti collocata di fronte a la iskn, che abbiamo visto essere posta idealmente a Occidente.

Tra le regioni non mancano i campi, sht, che abbiamo già avuto modo di vedere in precedenza. In particolare riconosciamo due aree, molto vicine alle Stelle Imperiture, e già viste in precedenza in Pyr. 749c-e.

In Pyr. 749c-e. abbiamo citati sia il Campo di Giunchi, sht-i3rw, sia il Campo delle Offerte, sht-htp.w. Questi due campi sono particolarmente importanti nella ricostruzione del cielo dato he sono a esso direttamente associati, in particolare a all’area Settentrionale dove si trovano le ihmw-sk, come nel caso dell’iskn.

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Questi campi sono inondati dall’acqua, di cui abbiamo accennato, e sottolineano come l’aldilà sia visto come un luogo dove questo elemento è particolarmente presente. Nella geografia oltremondana che si evince dai Testi delle Piramidi abbiamo citati, più volte, dei laghi e dei canali che tagliano le terre emerse. Secondo Allen l’aldilà è un “corpo d’acqua” e il nome di questa massa liquida è ptri o ptrw.

Sp. 468a. hrt ptr pt.
Presiedi al ptr del cielo.

In questo caso abbiamo il termine ptr con diverse coppie di occhi associate al cielo, mentre in alcuni casi è presente anche il determinativo del lago o del canale che può essere tradotto.

Riassumendo brevemente possiamo dire che la dw3t celeste sia ricostruita nella mentalità egizia come una regione caratterizzata dalla presenza di acqua e con: campi, aree desertiche e paludi. Queste terre sono tagliate da canali, laghi e bacini. A Nord del cielo oltremondano le Stelle Imperiture vivono in eterno e sono il luogo finale del viaggio del sovrano. Al centro di questa serie di regioni e ambienti, che abbiamo tentato di disporre secondo le coordinate geografiche, possiamo ipotizzare ci fosse il “cammino del firmamento” o la Via Lattea, il mskt shdw, che simboleggia un luogo di passaggio che caratterizza l’intera dw3t, oltre alle azioni dello spirito del faraone che ha accesso sia al mondo terreno che al mondo celeste.

http://leonardolovari.altervista.org/la-geografia-delloltretomba-egizio/