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Il Quadrato magico del SATOR

l quadrato del Sator è una ricorrente iscrizione latina, in forma di quadrato magico, composta dalle cinque seguenti parole: SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS. La loro giustapposizione, nell’ordine indicato, dà luogo a un palindromo, vale a dire una frase che rimane identica se letta da sinistra a destra o viceversa.
L’iscrizione è stata oggetto di frequenti ritrovamenti archeologici, sia in epigrafi lapidee sia in graffiti, ma il senso e il significato simbolico rimangono ancora oscuri, nonostante le numerose ipotesi formulate.

Disponendo le parole su una matrice quadrata (vedasi figura), si ottiene una struttura che ricorda quella dei quadrati magici di tipo numerico. Le cinque parole si ripetono se vengono lette da sinistra a destra e da destra a sinistra, oppure dall’alto al basso o dal basso in alto. Al centro del quadrato, la parola TENET forma una croce palindromica.
Il curioso quadrato magico è visibile su un numero sorprendentemente vasto di reperti archeologici, sparsi un po’ ovunque in Europa. Ne sono stati rinvenuti esempi in Roma, nei sotterranei della basilica di Santa Maria Maggiore, nelle rovine romane di Cirencester (l’antica Corinium) in Inghilterra, nel castello di Rochemaure (Rhône-Alpes), a Oppède in Vaucluse, a Siena, sulla parete del Duomo cittadino di fronte al Palazzo Arcivescovile, nella Certosa di Trisulti a Collepardo (FR), a Santiago di Compostela in Spagna, ad Altofen in Ungheria, a Riva San Vitale in Svizzera, solo per citarne alcune.
A volte le cinque parole si trovano disposte in forma radiale, come nell’abbazia di Valvisciolo a Sermoneta (Latina), oppure in forma circolare, come nella Collegiata di Sant’Orso di Aosta.

Altre chiese medioevali ancora, nelle quali si registra, in Italia, la presenza della frase palindroma (in forma di quadrato magico oppure in forma radiale o circolare) sono: la Pieve di San Giovanni a Campiglia Marittima, la chiesa di San Potito ad Ascoli Satriano (Foggia), la chiesa di San Pietro ad Oratorium a Capestrano, in provincia dell’Aquila, la Chiesa di San Michele ad Arcè, frazione di Pescantina (Verona), Chiesa di Santa Maria Ester ad Acquavivia Collecroce (CB), nel monastero francescano di Ficarra (Messina) e altri ancora.

 

Gli esemplari più antichi e più celebri sono quello incompleto rinvenuto nel 1925 durante gli scavi di Pompei [sepolta il 24 agosto del 79 d.C.], inciso su una colonna della casa di Publio Paquio Proculo, e quello trovato nel novembre del 1936 su una colonna della Palestra Grande sempre a Pompei. Quest’ultimo ha avuto grande importanza negli studi storici relativi alla frase palindroma poiché esso è completo e arricchito da altri segni interessanti che non si sono trovati altrove e fu certamente inciso prima dell’eruzione del 79 d.C. A partire da questi ritrovamenti, il quadrato del Sator viene anche detto latercolo pompeiano.
Difficile stabilire il significato letterale della frase composta dalle cinque parole, dal momento che il termine AREPO non è strettamente latino. Alcune congetture su tale parola (nelle Gallie e nei dintorni di Lione esisteva un tipo di carro celtico che era chiamato arepos: si presume allora che la parola sia stata latinizzata in arepus e che nel quadrato essa avrebbe la funzione di un ablativo strumentale, cioè un complemento di mezzo) portano a una traduzione, di senso oscuro, quale Il seminatore, con il carro, tiene con cura le ruote, della quale si cerca di chiarire il senso intendendo il riferimento al seminatore come richiamo al testo evangelico.
Una interpretazione più semplice considera “Arepo” come nome proprio, da cui il significato diviene: Arepo, il seminatore, tiene con maestria l’aratro.

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IL MITO DI OSIRIDE

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Osiride nella teogonia eliopolitana appartiene alla quarta generazione di Dèi, in quanto figlio, insieme a Seth, Iside e Nephtys o Neb-het, di Geb e Nut, la Terra e la Volta Celeste, a loro volta generati da Shu e Tefnut, il Potere dell’Aria e dell’Umidità, portati in atto da Atum, prima. Manifestazione autocreatasi dalla Potenza del Nun, l’Oceano Primordiale. Solo Osiride ed i suoi fratelli sono nati dal rapporto sessuale (se così si può dire) tra gli Dèi, poiché le tre generazioni precedenti sono originate per progressiva individuazione del Principio sul piano dell’esistente. Il mito di Osiride è ben conosciuto, per cui ricordiamo soltanto due particolari che troviamo in alcune versioni e su cui ritorneremo più avanti: Osiride sarebbe stato invitato da Seth ad un banchetto nel corso del quale egli si sarebbe ubriacato, fatto che facilitò al fratello l’ucciderlo o rinchiuderlo in una cassa a seconda delle varianti testuali; altri testi riferiscono che in stato di ebbrezza Osiride violentò la sorella Neb-het, sposa di Seth, dalla quale ebbe il figlio Anubis (il quale quindi sarebbe il fratello maggiore di Horus).

In tutte le versioni comunque Iside recuperò tredici parti del corpo di Osiride fatto a pezzi da Seth (non venne ritrovato il suo fallo, mangiato da un pesce) e li riunì con l’aiuto della sorella Neb-het, per rivivificarli con un atto magico e generare in tal modo Horus. Nei Testi delle Piramidi si trovano tracce però di un differente mito: Osiride sarebbe “caduto” nel fiume o città o regione di Nedit, situata sul Nilo vicino ad Abydos, per opera di Seth, e ritrovato “giacente sul fianco” da Iside: “Il Grande è caduto sul suo fianco, colui che è in Nedit è stato abbattuto” (par. 819); “La tua sorella più giovane [=Iside] è colei che ha raccolto il tuo corpo, che ti ha chiuso le mani, ti ha cercato e ti ha trovato steso sul fianco sulla sponda del fiume Nedit” (par. 1008);

“Iside e Neb-het,  hanno trovato Osiride, suo fratello Seth lo aveva gettato giù a Nedit” (par.1256); “Osiride è stato gettato giù [o deposto?] da suo fratello Seth, ma egli è colui che è in Nedit” (par. 1500). Ricordiamo che i Testi delle Piramidi risalgono alla V e VI Dinastia, e ovviamente la loro antichità è di gran lunga superiore alle testimonianze su Osiride che ci sono pervenute dal Medio e Nuovo Regno, per non parlare del periodo greco-romano, per cui sarebbe interessante approfondire il significato di questa versione.

Quello di Osiride è un mito di morte e di rinascita, affine a quello di molte divinità mediterranee, come Adone, Attis, Dioniso, ma ne differisce per un elemento molto importante: Osiride non ritorna nel suo stato originario di Sovrano dei viventi, quale era stato nominato dal padre Geb, ma diviene “il Signore degli Occidentali”, cioè dei defunti, cedendo al figlio Horus il potere sulla terra. Avviene così una mutazione di stato, passando egli dal piano della realtà manifesta al piano infero: in altre parole, è un Dio che non ha più il potere creatore, e questa condizione è adombrata dalla perdita del fallo, simbolo del potere di generazione. A sottolineare il suo stato di Signore dell’Aldilà Osiride viene rappresentato sempre mummiforme, cioè incapacitato ad agire.

Ciò nonostante, egli fu una delle maggiori divinità dell’Egitto antico, e la sua progressiva affermazione quale divinità del ciclo generativo e quindi della morte e resurrezione di contro a Râ, il Sole mai sottoposto a decadimento e morte, fu probabilmente la conseguenza di quel processo di “democratizzazione dell’Aldilà” iniziato nel Primo Periodo Intermedio e poi proseguito attraverso un plurimillenario percorso fino a sfociare nella religione misterica di Serapis in epoca tolemaica e poi romana. E’ con l’Egitto ellenistico dei Tolomei che i rituali osiriaci arcaici, incontrando la nuova mentalità spiccatamente antropocentrica proveniente dalla Grecia, si trasformano in veri e propri Misteri, affini per struttura e contenuti a quelli che possiamo definire “classici”. I quali costituirono l’aspetto esoterico del culto di alcune divinità greche ed orientali.

Tratto da Anemos- La Vita è un Soffio di Leonardo Lovari

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Bilderberg: ecco di che parla la congrega degli Illuminati

gruberNew York – Durante i tre giorni del meeting di Bilderberg in Virginia, negli Stati Uniti, i banchieri europei, i funzionari del governo americano e i money manager internazionali hanno discusso sulla possibilita’ di chiudere le porte in faccia all’approccio improntato alla cautela della Germania e di allargare il credito ai paesi europei piu’ indebitati.

ASCOLTA LA RICOSTRUZIONE AUDIO DI DANIEL ESTULIN, ESPERTO DEL BILDERBERG.

Sul piano geopolitico, secondo quanto riportato sul suo blog dallo spagnolo Daniel Estulin, esperto delle riunioni che si tengono ormai da decenni e autore del libro “Il Club Bilderberg”, particolari preoccupazioni desta la Russia e il fatto che Vladimir Putin insiste nel voler mantenere “intatto lo stato di sovranita'”. Un altro problema riguarda la belligeranza del paese in merito a 1) le basi Usa che circondano la Russia e 2) gli impianti di difesa missilistica americana che sono rivolti contro Mosca. La Russia non e’ piu’ la temuta superpotenza militare di un tempo, ma e’ in possesso di armi nucleari e strategiche non indifferenti che potra’ utilizzare ocme deterrente insieme al suo status di potenza energetica. E’ arcinoto che la Russia e’ una terra ricca di petrolio e gas naturale, materie prime che contano per due terzi delle esportazioni della nazione.

A proposito di risorse, un membro tedesco ha fatto notare che quelle della Germania sono limitate, mentre un altro connazionale ha sottolineato che “sarebbe impossibile in questo clima economico e politico cercare di convincere i tedeschi a supportare la Spagna, un paese messo in ginocchio da corruzione e inefficienza”.

Il messaggio chiave dell’incontro: qualsiasi cosa accada, l’imperativo e’ preservare il sistema bancario. La vicepresidente spagnola ha dovuto fare un bagno di umilta’, quando ha provato a convincere i potenti colleghi tedeschi a cedere sulla questione degli Eurobond, facendo leva sulla “responsabilita'” comune. La risposta e’ stata eloquente: “Vedi di andartene!”. Questa la replica della potente elite di Bilderberg alle pretese di Soraya.

La conclusione non poteva essere più spaventosa per l’immediato futuro della Spagna. Madrid sarà sacrificata sull’altare dell’alta finanza. “Perché dovremmo salvarti se la Spagna ha mentito sul debito e sui suoi problemi finanziari?”, ha chiesto uno dei membri tedeschi alla vicepresidente spagnola. “Il vostro sistema bancario fa schifo. Avete un patrimonio che potrebbe interessare a qualcuno?”. La risposta ha risuonato per tutta la sala, “No”. Uno dei membri americani ha dichiarato che “è giunto il momento di premere il bottone di allarme”.

Il senso di panico è aumentato durante il week end, man mano che le discussioni si facevano più tese. A differenza dei cittadini spagnoli, Bilderberg ha accesso all’elenco completo dei depositi bancari che sono “volati via” dalla Spagna e che si crede possano raddoppiare la cifra già annunciata di 66,2 miliardi di euro a marzo.

“Marzo è un’eternità in termini finanziari”, ha fatto notare uno dei membri di Bilderberg. Ma i numeri parlano da soli. Il debito delle istituzioni finanziarie spagnole è il 109% del Prodotto Interno Lordo, il doppio di Francia e Germania e il triplo di quello degli Stati Uniti. i prestiti insoluti nel settore delle costruzioni sono il 40% del Prodotto Interno Lordo e non il 20%, come Rajoy ha voluto far credere al resto del mondo.

Un altro membro di Bilderberg ha dichiarato che “il problema della Spagna è che il suo settore delle costruzioni è come un gorilla di 800 chili in un negozio di souvenir giapponese”, grande come tutto il settore manifatturiero. Al contrario, in Germania, le costruzioni rappresentano solo il 20% dell’industria manifatturiera.

Un altro membro ancora ha puntato il dito sul fatto che, un anno fa, il Prodotto Interno Lordo era sceso da 8 trilioni di dollari a 6.1 trilioni. Un trilione di questo calo era da attribuire al collasso di Lehman Brothers, all’acquisto di Bear Stearns da parte di JPMorgan Chase e alla fusione Bank of America-Merrill Lynch.

In conclusione, il sistema bancario spagnolo sta morendo. La principale banca del Paese, il Banco Santander, ha un debito di oltre 800 miliardi di euro. Bilderberg ovviamente lo sa. Le metastasi hanno infettato tutto il sistema. I “Signori dell’Ombra” hanno parlato e il copione è già stato scritto. Non resta che restare a guardare quanto tempo impiegheranno gli attori a fare la loro parte.

C’è un’unica soluzione. La Spagna deve immediatamente lasciare l’euro e tornare ad essere una nazione indipendente.

http://www.wallstreetitalia.com/article/1391273/poteri-occulti/bilderberg-ecco-di-che-parla-la-congrega-degli-illuminati.aspx

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I Misteri della Pietra del Destino

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Chiamata anche Pietra di Scone o Pietra dell’Incoronazione, la Pietra del Destino (in inglese, Stone of Destiny, Stone of Scone oppure Coronation Stone) è un grande masso grossolanamente squadrato di arenaria rossa, in forma parallelepipeda, dai profondi significati simbolici.

Essa si trovava originariamente a Scone, piccolo villaggio della Scozia centrale da cui ha preso il nome, ed era la pietra sulla quale furono incoronati tutti i re scozzesi a partire da Kenneth I fino a Carlo II. Successivamente, quando nel 1296 la Scozia venne annessa al Regno Unito, il re Edoardo I deportò la pietra a Londra ed essa venne utilizzata per le incoronazioni dei Re d’Inghilterra. Per questo la pietra venne inglobata nel Trono dell’Incoronazione (Coronation Chair) che si trova a Westminster Abbey.

La pietra ha fatto ritorno in Scozia solo in un periodo recente, nel 1996, dopo una decisione governativa maturata in conseguenza del crescente dissenso tra gli Scozzesi riguardo la costituzione parlamentare. È stato stabilito che la pietra resti in Scozia, dove è attualmente (2012) conservata all’interno del Castello di Edimburgo, nella Sala dei Gioielli della Corona scozzese, e che verrà riportata a Londra soltanto in occasione delle incoronazioni.

Fin qui, dunque, sembrerebbe che la pietra sia solamente uno dei tanti simboli dell’identità nazionale e dell’orgoglio scozzese, al pari del kilt e della Croce di S. Andrea, ma scavando a fondo nella sua storia e nelle sue origini, si scoprono in realtà molte più cose, e sorgono collegamenti a prima vista impensabili. Nell’articolo, nato dalla disamina di diverse fonti, ci addentreremo nei significati più occulti della pietra, e cercheremo di rispondere alle seguenti domande: cosa c’entra la pietra con le presunte origini giudaiche della popolazione scozzese? Perché, nonostante sia un forte motivo di orgoglio nazionale, la restituzione della Pietra non è mai stata più di tanto caldeggiata dalla Scozia? Era davvero originale la pietra deportata da Edoardo I oppure venne abilmente “truffato”? E se fu così, dove si troverebbe oggi la vera Pietra del Destino e che ruolo ebbero i Cavalieri Templari in questa vicenda? E ancora: ci sono collegamenti tra la pietra e le “correnti telluriche”, legate alle cosiddette “energie della Terra”? Quali legami ci sono tra la pietra, il Santo Graal e la tradizione esoterica della Stirpe Divina? Per rispondere a tante domande, non resta che scavare nel mito e nella tradizione simbolica, cominciando, ovviamente, dal punto iniziale: le sue origini.

Origini bibliche: il “Cuscino di Giacobbe”

Le leggende più antiche che riguardano la Pietra di Scone sostengono che essa sarebbe nient’altro che la pietra che Giacobbe pose sotto il suo capo come cuscino (e sulla quale ebbe il sogno profetico sulla sua discendenza e la famosa visione della scala tra terra e cielo) e che successivamente, al suo risveglio, unse con olio sacro dichiarando il luogo, e la pietra stessa, “casa di Dio” (beth-el). Il passo biblico citato si trova nel libro della Genesi (cap. 28, versetti 10-22) ed è uno dei passi più ricchi di riferimenti simbolici, di cui è stato tanto scritto, a cominciare dall’illustre esoterista francese René Guénon, e di cui abbiamo ampiamente parlato nella pagina dedicata al Bethel. Non ripeteremo, dunque, le considerazioni già fatte in quella sede, ma ribadiremo soltanto il concetto che questa pietra, al cui interno si ritiene “risiedere” Dio, posta da Giacobbe a demarcazione di un luogo consacrato e consacrata essa stessa è divenuta un omphalos, un marcatore di un centro sacro, un po’ come lo sono, simbolicamente, gli obelischi nei quali gli antichi Egizi ritenevano albergasse Ra, il dio del Sole.

Nel racconto biblico, il “Cuscino di Giacobbe” diventa successivamente la “Pietra dell’Alleanza“, simbolo del patto tra Dio e Giacobbe al quale ha assicurato una lunga discendenza, la garanzia che la linea di sangue di Davide durerà nei secoli. Quando Nabucodonosor invase Gerusalemme, ne fece deportare il re Zedechia a Babilonia, e lo fece accecare. Ordinò inoltre l’uccisione di tutti i suoi figli, affinché la casa di Davide fosse privata di ogni erede. Ma ciò non avvenne in pieno, perché una delle figlie del re, la principessa Tamar, fu tratta in salvo dal profeta Geremia, che insieme al suo scriba Baruch prese la donna e la trasse in salvo, fuggendo verso l’Europa. Geremia portò con sé anche la Pietra dell’Alleanza, e insieme ad essa giunse in una località sulle coste irlandesi che venne chiamata Tara.

La Pietra di Tara, Tara Hill (Irlanda)

Nel folklore irlandese, questa è l’originale Lia Fàil,
la Pietra del Destino, originariamente destinata a suggellare
le incoronazioni dei re d’Irlanda. A nostro avviso, però, si tratta più che altro
di un riferimento simbolico, in quanto la pietra, per la sua forma particolare,
appare alquanto inadeguata affinché un re vi si sieda o vi si inginocchi sopra…

Tamar crebbe, ed essendo di sangue reale e discendente di Davide, fu chiesta in sposa dal reggente locale, il Re Supremo Eochid (secondo altre tradizioni, il suo nome era Heremon). Da allora, tutti i regnanti d’Irlanda sono stati incoronati sopra l’antica pietra di Giacobbe, che da allora divenne nota come Pietra del Destino (in latino, Saxum Fatale), o Lia Fàil [1]. Secondo la tradizione scozzese, intorno al 500 d.C. la Pietra dell’Incoronazione passò dall’Irlanda alla Scozia, per mano del sovrano Murtagh MacErc che la prestò al fratello Fergus, per la sua incoronazione come sovrano del regno di Dalriada, futura Scozia. Fergus MacErc di Dalriada fu il primo re Scozzese ad essere incoronato sulla Pietra del Destino e da allora la tradizione è stata sempre mantenuta.

La Pietra nel Medioevo: dall’Abbazia di Scone a Westminster

Edoardo I d'InghilterraLa Pietra del Destino venne affidata ai canonici regolari Agostiniani che la conservarono all’interno della loro abbazia in Scone, presso Perth [2]. Quando, nel 1296, Edoardo I d’Inghilterra si proclamò Re di Scozia, in seguito all’annessione della stessa, prelevò la pietra da Scone e la fece portare a Westminster Abbey, dove venne inglobata in un trono che cominciò ad essere usato nelle cerimonie di incoronazione (la Coronation Chair).

Tuttavia, sono in molti tra storici e ricercatori a sostenere l’ipotesi che la pietra consegnata dall’abate al re Edoardo non era la vera Pietra del Destino, ma un falso, e che la vera pietra fosse stata abilmente nascosta dai monaci.

La teoria si basa in larga parte sulla costatazione che tutte le fonti più antiche che parlano della Pietra la descrivono in modo diverso da come la si vede oggi. Secondo questi documenti, la pietra doveva essere molto più grande (secondo alcune fonti era stata scolpita in forma di trono), aveva molte incisioni su di essa e, soprattutto, era di colore scuro (per alcuni, di marmo nero). La pietra di Westminster è composta di arenaria rossa, una pietra molto comune nella zona di Scone, dalla quale proveniva, ma inesistente sia in Irlanda, sia nell’antica Giudea. Questo significa che se la pietra di Westminster è la vera Pietra del Destino, le leggende circa le origini giudaiche (come “cuscino di Giacobbe”) e la provenienza irlandese sono prive di fondamento, mentre se è vera la teoria del “falso” (e quindi se i monaci, messi alle strette, avessero davvero cavato una delle pietre locali, magari dalla costruzione stessa), ogni ipotesi sulle origini della pietra rimangono in auge.

Forma e dimensioni non sono l’unico elemento a favore dell’ipotesi della “truffa” ai danni del Re. C’è da rimarcare il fatto, comprovato, dello scarso interesse che gli Scozzesi hanno sempre dimostrato nei confronti della Pietra da quando essa è stata deportata in Inghilterra, nonostante l’importanza che essa aveva avuto per loro in precedenza. Nel corso delle trattative che culminarono nel Trattato di Northampton, del 1328, che sancì la definitiva indipendenza della Scozia, gli Inglesi offrirono la restituzione della Pietra ma gli Scozzesi non la caldeggiarono troppo, insistendo invece su altre reliquie come la Croce Nera di Santa Margherita e le regalie della corona scozzese. La Pietra venne nuovamente offerta nel 1329 e nel 1363, ma gli Inglesi non ottennero mai una replica. Gli studiosi contrari alla teoria della sostituzione giustificano questo fatto dicendo semplicemente che la Pietra non ha mai avuto una vera e propria importanza per il popolo scozzese, e che invece il loro presunto attaccamento verso di essa era soltanto il frutto di una montatura propagandistica del re Edoardo e dei suoi fedeli per celebrare la sua vittoria in Scozia. I fautori della truffa, invece, sostengono che la vera pietra non ha mai lasciato la Scozia, nascosta in un luogo sicuro, e che gli Scozzesi, fieri per natura e sicuri di questo fatto, non si curavano di una rozza pietra squadrata buona solo per le costruzioni.

Statua di Robert the Bruce

Statua di Robert the Bruce

Castello di Stirling, Stirling (Scozia)

È noto dalle cronache dell’epoca che Robert the Bruce, protettore dei Cavalieri Templari dopo la condanna dell’Ordine e reduce dalla battaglia vittoriosa di Bannockburn del 1314 nella quale altre leggende riferiscono che i Templari superstiti ebbero una parte fondamentale, venne incoronato re di Scozia nel pieno rispetto della tradizione, è quindi è sottinteso che ciò avvenne sulla Pietra di Scone. Su alcuni sigilli originali del Re, uno dei quali si trova appeso al “Cartiglio di Melrose” del 1317, si vede chiaramente Robert the Bruce seduto su un seggio squadrato di qualche tipo.

Gli autori Karen Ralls-MacLeod e Ian Robertson [3] riportano un ulteriore episodio noto alle cronache, secondo cui il Re, ad un certo punto, dovette essersi accorto di essere stato turlupinato. Al suo arrivo in Inghilterra con la pietra, infatti, pare che egli avesse ordinato la fabbricazione di un sontuoso trono in bronzo entro il quale la Pietra del Destino avrebbe dovuto essere incastonata. Del lavoro fu incaricato Mastro Adam, rinomato fabbro di corte. Pare che, però, ad un certo punto, nel 1298, quando il lavoro era giunto a circa la metà, il Re avesse cambiato improvvisamente idea. Un gruppo di Cavalieri fu inviato nuovamente a Scone dove rivoltarono l’abbazia da cima a fondo, in cerca di qualcosa che però non fu trovata. Al loro ritorno il re sospese la realizzazione del trono bronzeo ed ordinò, invece, una più modesta sedia in legno dipinta, affidata al Maestro Walter il Pittore, al modico prezzo di 100 scellini. La sedia in legno è quella che ancora oggi si trova all’interno di Westminster Abbey.

Se la pietra data al re era veramente un falso, dove si trovava la vera Pietra del Destino? Questa è un’altra questione aperta, perché nessun’altra pietra dalle caratteristiche assimilabili a quelle della Pietra di Scone è stata mai trovata apertamente esposta. Secondo alcune ipotesi, la pietra venne nascosta dai monaci sotto il fiume Tay. Altre ipotesi suggeriscono che il Re stesso affidò la custodia della Pietra ai Cavalieri Templari e che da essi o, meglio, dai loro discendenti moderni, sia ancora custodita da qualche parte in Scozia pronta ad essere tirata nuovamente fuori quando la Scozia ridiventerà indipendente dal Regno Unito.

Il ratto del 1950 e la teoria della sostituzione

Se della “truffa” del 1328 esistono soltanto illazioni, vi è stata un’altra occasione in cui la Pietra del Destino potrebbe essere stata sostituita, e ciò è avvenuto in tempi relativamente recenti, nel 1950. Durante il giorno di Natale di quell’anno, quattro giovani studenti, uno dei quali fortemente seguace del Nazionalismo scozzese, penetrarono in Westminster Abbey e rimossero la pietra dal Trono dell’Incoronazione, portandola via. In questa operazione, la pietra si spezzò in due. Nascosta nel baule di una macchina presa in prestito, gli studenti trasportarono clandestinamente la pietra in Scozia, dove un abile tagliapietre locale, Robert Gray, venne incaricato della riparazione. La pietra fu tenuta nascosta per alcuni mesi, cercata senza successo dalla Polizia incaricata dal Governo Britannico, finché non ricomparve spontaneamente l’11 Aprile del 1951, piazzata sull’altare dell’Abbazia di Arbroath [4]. La Pietra venne così riportata a Londra, e ricollocata sotto il trono. Tuttavia, Gray dichiarò successivamente, e provocatoriamente, che negli anni ’30 aveva realizzato numerose copie della Pietra del Destino e che non era del tutto sicuro che la pietra restituita a Londra era effettivamente quella originaria. Se tutto ciò fosse soltanto una montatura oppure no probabilmente non lo sapremo mai.

La restituzione del 1996: l’atto finale?

Il Castello di Edimburgo

Il Castello di Edimburgo

Durante il 1996, in risposta alla crescente tensione tra i Nazionalisti scozzesi che lamentavano una scarsa rappresentanza della loro nazione all’interno del Parlamento inglese, il Governo offrì spontaneamente la restituzione della Pietra del Destino alla Scozia. La Pietra venne così definitivamente rimossa dal Trono dell’Incoronazione di Westminster e portata nella capitale scozzese, dove oggi è conservata all’interno del Castello di Edimburgo, ben visibile ai turisti (sebbene sia proibito fotografarla, più che altro perché insieme ad essa sono conservati i Gioielli della Corona scozzese). La cerimonia della traslazione è stata effettuata nel giorno di S. Andrea, protettore della Scozia, alla presenza del Principe Andrew inviato come rappresentante della Regina. L’accordo prevede che la pietra torni temporaneamente a Westminster in occasione delle future incoronazioni.

Simbolismo: le reliquie del Graal e le teorie “eretiche”

Dal punto di vista simbolico, oltre ad essere vessillo dell’orgoglio nazionalistico scozzese, la Pietra del Destino ha molti altri significati più occulti. Del suo ruolo come omphalos abbiamo già parlato in occasione delle sue origini leggendarie come “cuscino di Giacobbe”, il che la collega anche ai betili sacri ed alle “energie della Terra“.
Scavando ulteriormente nelle antiche tradizioni dell’Irlanda, si scopre che i mitici Tuatha De Danaan, divinità irlandesi giunte da occidente e rappresentanti ultraterrene del “piccolo popolo” dei folletti, fecero dono agli uomini di quattro oggetti sacri, dotati di poteri particolari. Essi erano: la Spada di Nuada, che una volta sfoderata non mancava mai la sua vittima, il Calderone di Dagda, che come una cornucopia offriva cibo in continuazione senza mai svuotarsi, la Lancia di Lugh, terribile arma che sprizzava scintille e sangue capace di dare l’invulnerabilità a chi la impugnasse, e la Lia Fàil, la Pietra dell’Incoronazione, che legittimava le incoronazioni regali emettendo un grido ogni volta che un re degno di questa carica vi salisse sopra.
Il ricordo di questi quattro oggetti, sicuramente simbolici, venne trasfuso nei cicli di romanzi nella letteratura del Graal. Quando Perceval assiste alla processione che si svolge nel Castello del Graal davanti al Re Pescatore, quattro oggetti, detti “reliquie” del Graal, sfilano davanti a lui: sono una spada, una coppa, un piatto ed una lancia, e ricordano chiaramente i doni dei Tuatha De Danaan. Nel Medioevo questi stessi quattro oggetti vennero codificati nei semi delle carte dei Tarocchi, precisamente negli Arcani Minori. Il simbolismo si mantenne anche quando gli Arcani Minori divennero carte da gioco comuni, e fu mantenuto quando da queste derivarono le carte da poker francesi. Per approfondire questo passaggio e per addentrarsi nel simbolismo delle Carte da Gioco, si rimanda il lettore all’articolo apposito presente nella sezione del Simbolismo.

I MISTERI DELLA PIETRA DEL DESTINO di ADRIAN GILBERT – HARMAKIS EDIZIONI