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[:it]Ermete Trismegisto nel Duomo di Siena[:]

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Che il pavimento del Duomo di Siena segua un percorso “esoterico” secondo una visione ermetica (nel senso di non “accessibile” a tutti) appare evidente nella prima delle tarsie che si incontrano partendo dall’ingresso, dove si trova il portale principale.

Si tratta di un percorso iniziatico di scoperta e conoscenza interiore, spirituale. Un percorso che inizia con Ermete Trismegisto e trova la sua spiegazione nella tarsia del Colle della Sapienza.

E’ nella prima tarsia che è raffigurato Ermete Trismegisto (il tre volte grandissimo), il dio Thot Egizio, il Mercurio dell’antica Roma, l’Hermes per i Greci, autore della Tavola Smeraldina che custodisce i “segreti” della Natura, il padre di tutta la Conoscenza umana. A lui si fa risalire un trattato chiamato Corpus Hermeticum, composto da 14 trattati che vennero diffusi in Europa grazie alla loro traduzione ad opera di Marsilio Ficino.

La sua identità è espressa dal cartiglio in basso ai suoi piedi:

HERMIS MERCURIUS TRIMEGISTUS

CONTEMPORANEUS MOYSI’ = Ermete Mercurio Trismegisto, contemporaneo di Mosè

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In un grande quadrato incorniciato da un motivo labirintico, campeggia, su fondo nero, la figura di un Sapiente (Ermete Trismegisto) che poggia i piedi su un pavimento di colore rosso. Il Sapiente indossa un cappello a punta bordato di giallo, anche il colletto è giallo mentre la veste che indossa è bianca; inoltre la veste è annodata in vita e indossa anche un lungo cordone, anche questo di colore giallo, che scende sui fianchi.

Tutti colori alchemici: sullo sfondo il nero, il giovane in disparte è tutto bianco; Ermete ha tre elementi del suo abbigliamento in giallo; e l’altro personaggio maturo e autorevole ha un elemento in rosso.

La tarsia viene datata al 1488, opera di Giovanni di Stefano. In questo periodo venivano studiate, tradotte e divulgate dagli Umanisti le opere greche e latine che le Corti raccoglievano nelle loro Biblioteche. Questo è molto importante da considerare per capire il contesto culturale, storico e religioso in cui il pavimento prese avvio come progetto globale.

L’espressione di Ermete Trismegisto è benevola mentre consegna con la mano destra un libro aperto ad un personaggio con la barba, con un turbante in testa e con la veste bordata di rosso (la sapienza Orientale), dietro il quale c’è un terzo personaggio, vestito di una tunica bianca (l’Occidente).

Sul libro aperto si legge: Suscipite o licteras et leges Egiptii, “Ricevete, o Egiziani, il dono della cultura e della legge”.

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Con l’altra mano egli indica una pietra sulla quale è inciso Deus omnium creator secum Deum fecit visibilem et hunc fuit primum et solum quo oblectatus est et valde amavit proprium Filuim qui appellatur Santum Verbum, “Dio, creatore di tutte le cose, creò un secondo Dio visibile, e questi fu il primo Dio che egli fece e il solo in cui si compiacque: ed egli amò Suo Figlio, chiamato il Verbo Santo”. La prima iscrizione deriva da Cicerone, la seconda dall’opuscolo ermetico Asclepius, entrambi nella mediazione dello scrittore cristiano Lattanzio, che li cita nelle sue Divinae Institutiones. 

Il riferimento alla terra dei Faraoni, con la sua Antica Sapienza è evidente. Ermete sembra volerla affidare alle genti dell’Oriente e dell’Occidente tenendosi sempre saldi all’origine divina (la prima indagine che l’uomo deve compiere) ricordata nella tavola, su cui poggia la mano sinistra di Ermete, sorretta da due sfingi alate le cui code si annodano formando un 8 (simbolo dell’infinito e della Sapienza).

Francesca Pontani

http://archeotime.com/2015/10/20/ermete-trismegisto-nel-duomo-di-siena/[:]

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LA FILOSOFIA ERMETICA

 

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Le dottrine ermetiche che, per secoli, hanno lasciato la loro impronta nel pensiero filosofico dei popoli di tutto il mondo, hanno la loro radice nell’antico Egitto. Ivi, tra Piramide e Sfinge, nacquero le Dottrine Mistiche della Sapienza Eterna, dalle cui fondamenta mosse ogni altro insegnamento, proveniente dall’India, dalla Persia, dalla Caldea, dalla Media, dalla Cina, dal Giappone, dall’antica Grecia e da Roma. Tutti si nutrirono del frutto del sapere, che i grandi maestri di Egitto avevano accumulato per millenni per coloro che erano in grado di comprenderlo.

Dall’epoca del grande Ermete nessun sapiente è riuscito a raggiungere le vette della saggezza dei maestri dell’antico Egitto, dove si trovava la grande Loggia delle Logge della Mistica. E’ da quel sacro tempio che giunsero i neofiti, che poi, divisi in gerofanti, maestri e adepti, vagarono nel mondo portando con se tutto il retaggio della ‘Sapienza occulta; pronti a renderne partecipi tutti coloro che erano pronti a riceverlo. Ad essi e ai loro meriti si rivolge, tuttora con riverenza, ogni studioso di scienze occulte. Ma, sebbene i maestri dell’antico Egitto fossero grandi, uno solo d’essi meritò l’appellativo di « Maestro dei Maestri ».

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La sua memoria si perde nella notte dei tempi; pare fosse il padre della scienza occulta, come anche fondatore dell’astrologia e dell’alchimia. Dato l’enorme numero di secoli trascorsi, non si conosce con esattezza la sua vita, anche se parecchi paesi, già da migliaia di anni, si contendono il privilegio d’avergli dato i natali. La sua ultima incarnazione sembra essere avvenuta in Egitto, in data fissata da secoli dalle più remote dinastie di quel paese, assai prima della venuta di Mosé. ‘Da fonti attendibili, risulta poi essere Stato contemporaneo di Abramo, di cui forse fu maestro. Secondo la tradizione, la sua esistenza terrena fu di trecento anni, poi passò ad altro piano di vita e fu deificato: divenne così il dio Thoth, ripreso poi dai greci, tra le altre deità, come Ermete, dio della saggezza.

Quanto agli egiziani, per secoli, lo adorarono chiamandolo « Scriba degli Dei » e restituendogli il titolo di «Trismegisto» o « Tre volte eccelso » o «Il Grande dei Grandi». Il suo nome fu sinonimo, presso ogni popolo, di « Fonte di Saggezza». Se riguardiamo un attimo il nostro linguaggio potremo notare che e’ tuttora in uso il termine « ermetico » a indicare cosa Segreta, nascosta, derivando dalla Segretezza usata dai Seguaci di Ermete nella divulgazione dei loro insegnamenti.

Fu loro premura non « gettare le perle ai pali », ma osservare la regola: « latte ai bimbi, carne all’uomo forte » massime, del resto, ben note ai lettori delle Sacre Scritture Cristiane; già in uso parecchi secoli prima. E’ questa una Sua riservatezza la caratteristica, tutt’oggi più saliente, della dottrina ermetica. Essa, pur diffondendosi in ogni paese o religione, non ne prese nessuno come fissa dimora, dato il pericolo, espresso dai primi Maestri, di cristallizzarla in un credo fisso; consiglio ben saggio se si guarda all’antico occultismo Indo e Persiano, che s’imbastardì e andò quasi completamente distrutto, perché i maestri si trasformarono in preti e mischiarono teologia e filosofia, degenerando nella superstizione e nelle sette religiose.

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Ne abbiamo un chiaro esempio nell’ermetismo degli Gnostici e dei Primi Cristiani, distrutto con l’avvento di Costantino che confondendo teologia e filosofia soffocò quest’ultima, togliendone la primitiva, più vera sua essenza. Così per secoli, il cristianesimo mosse passi incerti e soltanto oggi si possono notare tentativi di riportarlo all’antica purezza. Pur tuttavia, in ogni secolo, c’è stato qualche fedele che ha tenuto gelosamente in serbo l’antica fiamma evitandone l’estinzione. Ed è grazie ad essi, che l’antica dottrina della Verità non è andata perduta. Essa non fu scritta, è passata di bocca in bocca, dal maestro all’allievo, dall’iniziato al gerofante.

Non appena fu fatto il tentativo di metterla su carta, si trasformò in vaghi termini di alchimia e astrologia comprensibili solo a pochi. Ciò si rese indispensabile onde evitare le sanguinose repressioni compiute dai teologi medievali che l’osteggiarono con roghi, torture e con la croce. Purtroppo, sebbene la filosofia ermetica sia l’unica chiave capace di schiudere i segreti dell’insegnamento occulto, anche oggi pochi sono i buoni libri di filosofia tra i tanti scritti. L’antica compilazione dei fondamenti dell’Ermetismo tramandata da maestro a scolaro, prese il nome di « KYBALION» termine di cui si è perso l’esatto significato.

I suoi precetti, trasmessi oralmente attraverso i secoli, non sono altro che una raccolta di massime, incomprensibili alle masse, e chiari solo a quegli studiosi cui erano stati spiegati dagli iniziati. Essi costituiscono « L’Arte dell’Alchimia Ermetica » che contrariamente a quel che si crede, si volge al piano mentale e non a quello materiale, alla trasposizione delle onde mentali in altre specie di vibrazioni e non alla trasmutazione da un metallo ad un altro. Così la famosa leggenda della « Pietra filosofale » con cui si tramutano i metalli in oro, non è altro che una allegoria ben chiara ai veri studiosi di ermetismo.

Dal Kybalion